Il procuratore dei calciatori ha lottato per giorni al San Raffaele
Mino Raiola, procuratore di nomi di altissimo livello del calcio, quali Ibrahimovic, Donnarumma, Pogba, è morto oggi, a 54 anni, all’ospedale San Raffaele di Milano.
La notizia della morte di Raiola era circolata e poi immediatamente smentita pochi giorni fa (ne abbiamo parlato su Mercurio), adesso invece è realtà. La famiglia ne ha annunciato la scomparsa e il cordoglio del mondo del calcio si stringe su di essa.
Mino Raiola ha rivoluzionato la figura del procuratore. Nato in provincia di Salerno si è trasferito con la famiglia nel primo anno di vita in Olanda. Qui è nata la passione per il calcio e tra i tavoli della pizzeria dei genitori la capacità di capire i clienti e metterli a proprio agio. Così passato dal campo di calcio dell’Haarlem decide di acquistare per poi rivendere un McDonald’s, con i ricavi fonda la sua prima società di intermediazioni, la Intermezzo spa.
La rivoluzione di Raiola è stata la decisione di cambiare le regole di ingaggio, decidendo che i soldi del cartellino risparmiati dai club finissero nelle tasche dei calciatori.
Mino Raiola è stato una pietra miliare nel panorama calcistico, arrivando, nel 2020, a ricoprire il quarto posto della classifica Forbes degli agenti sportivi più pagati (che puoi leggere qui).
«È un dispiacere, era uno del nostro mondo. Ha segnato un’epoca, un personaggio importante e uomo di punta di quello che era il mercato nazionale e internazionale. Aveva una capacità di seguire i suoi assistiti in modo appassionato e approfondito. La sua grande capacità era quello di assisterli e trovare loro le squadre, ambiente e società giuste, al di là del lato economico, che potessero favorire la carriera del calciatore» il commento del presidente di Assoallenatori Renzo Ulivieri.
L’ad della Lega Serie A Luigi De Siervo ricorda così Raiola a LaPresse: «Posso solo dire che era un grande professionista, ha saputo dare un impulso totalmente nuovo al ruolo dell’agente ponendolo al centro del mercato, dimostrando di saper costruire un rapporto quasi filiale con gli atleti che ha deciso di seguire con cui aveva un rapporto quasi filiale. Non firmava contratti, basava tutto sulla stretta di mano. Era una persona vera».
Affida il suo ricordo a LaPresse anche l’ex allenatore Fabio Capello: «l‘ho conosciuto quando è stato acquistato dalla Juventus Zlatan Ibrahimovic. Un personaggio di un certo spessore capace nel suo lavoro. Ha avuto un buonissimo rapporto con lui. Parlava 6 lingue, sapeva comunicare con i propri giocatori e tutte le società. La sua grande capacità era quella di avere la fiducia dei giocatori di alto livello. Non si sceglie un procuratore per antipatia o simpatia ma per capacità. Ne capiva di calcio».
L’ad dell’Inter Beppe Marotta dice: «sono affranto e dispiaciuto per la scomparsa di Mino Raiola, è stato un amico e un interlocutore nell’attività lavorativa, una persona di qualità ed elevata competenza. Abbiamo vissuto molti momenti positivi insieme, di collaborazione e intenso lavoro, con qualche contrasto ma sempre corretto, nel rispetto delle persone e delle professionalità. I ricordi sono tanti, uno su tutti la doppia operazione su Pogba, con il passaggio dal Manchester United alla Juventus e dalla Juventus al Manchester United. Un grande capolavoro in cui Raiola ha avuto un ruolo importante. Il mondo del calcio perde un grande professionista, spesso critico con il sistema ma la sua critica era molto costruttiva per un calcio sempre migliore».
di: Flavia DELL’ERTOLE e Francesca LASI
FOTO: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
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