Dalla Germania alla Spagna aumentano i salari, grande esclusa l’Italia
L’Europa sta reagendo all’inflazione, che ad aprile ha toccato vetta 7,5%, con una tornata di aumento del salario minimo che sta riguardando quasi ogni Paese dell’Eurozona, tranne l’Italia. Da noi infatti il salario minimo non esiste ed è un tema su cui si stanno scontrando Confindustria e il ministro del Lavoro Orlando, ma non solo (come visto qui); inoltre la metà dei lavoratori è in attesa del rinnovo contrattuale.
In Francia il salario minimo è aumentato tre volte (complessivamente del 5,9%), e i sindacati si sono posti l’obiettivo di arrivare a duemila euro al mese.
Nella Penisola Iberica il salario minimo ha raggiunto i mille euro con 14 mensilità in Spagna, mentre in Portogallo il sindacato ha chiesto il passaggio da 705 a 800 euro.
In Germania c’è stata una richiesta di aumento dell’8,2% per i lavoratori delle acciaierie mentre i chimici-farmaceutici hanno ottenuto una tantum da 1.400 euro.
In Danimarca l’obiettivo del sindacato Fnv è di passare il salario da 10 a 14 euro l’ora.
In Lussemburgo e a Cipro i salari sono agganciati normalmente all’inflazione.
«In tutti i Paesi dove c’è un salario minimo legale si sta agendo su due fronti, proteggendo le categorie più povere con aumenti decisi per legge e nello stesso tempo facendo crescere la scala salariale al momento del rinnovo dei contratti», ha spiegato Luca Visentini, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces).
di: Micaela FERRARO
FOTO: PIXABAY
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