Seconda giornata di Draghi negli Stati Uniti
Oggi è la seconda giornata della visita del presidente del Consiglio Mario Draghi a Washington e dopo l’incontro alla Casa Bianca con Joe Biden (che puoi vedere qui) tiene oggi una conferenza stampa.
«Il colloquio con Joe Biden è andato bene – ha detto – abbiamo parlato della guerra, è necessario continuare a sostenere l’Ucraina ma anche capire come si costruisce la pace. Questa pace deve essere quella che vuole l’Ucraina, un certo tipo di pace, non imposta. Al presidente Biden ho descritto l’esigenza di prendere delle decisioni, provvedimenti, per affrontare il problema dei prezzi dell’energia e la disponibilità di energia. Un problema iniziato prima della guerra: è una situazione che si è venuta aggravando in circa un anno e mezzo. Va affrontata insieme. Serve un aumento forte, molto più forte, degli investimenti nelle rinnovabili senza forse perchè la situazione di dipendenza e necessità di liberarsi è ancora più forte oggi di quanto non fosse qualche mese fa».
Draghi ha parlato poi del problema alimentare: «un altro punto discusso è stato il pericolo di una crisi alimentare, umanitaria, causata da scarsità alimentare. Scarsità che è provocata soprattutto dal blocco dell’esportazione di grani vari da Ucraina e da Russia. Da Ucraina bloccato perchè i porti sono bloccati dalle navi russe».
Draghi ha spiegato che inizialmente la guerra sembrava formata da “un Davide e un Golia” mentre ora la fisionomia è cambiata, non c’è più un Golia: «questo porta a fare un pensiero e a chiedersi che tipo di pace si vuole. Si vuole una pace con un’Ucraina divisa? Ma prima ancora di arrivare a questo punto c’è uno sforzo che occorre fare: sedersi al tavolo delle trattative. Serve uno sforzo dalla Russia che pensava di avere un vantaggio e non lo ha».
Il premier ha aggiunto che lui e Biden hanno parlato dell’aumento del prezzo del petrolio e del gas e hanno condiviso un’insoddisfazione in merito: «dobbiamo prendere una decisione ma dobbiamo essere tutti d’accordo. Gli Usa sono più per inserire un tetto al prezzo del greggio e non al gas. Per quanto riguarda l’inflazione è un difficile compito che dovranno portare a termine le banche centrali in questo ci sono differenze tra gli Usa e l’Europa».
«La vittoria non è una cosa ben definita. Per gli ucraini sì, vincere significa tenersi la propria casa. Ma per gli altri? – ha chiesto Draghi retoricamente rispondendo a una domanda – bisogna togliere il sospetto che soprattutto le parti più deboli hanno che si arrivi a una pace imposta, una pace che fa comodo agli Usa agli europei ai russi ma non è accettabile dagli ucraini. Questa è una ricetta per arrivare al disastro perché a quel punto la pace non sarà credibile. I primi a mantenere la pace saranno gli ucraini e i russi, altrimenti non ci sarà pace, ci sarà una finta pace che verrà tradita ogni momento. Quindi la partecipazione delle parti coinvolte nella guerra è critica perché sia sostenibile negli anni a venire».
In merito ai rifugiati ucraini, il premier ha dichiarato: «abbiamo fatto del nostro meglio come Governo, ma l’aiuto è avvenuto da tutte le parti, dalle istituzioni locali, dalle famiglie. Su 120mila, circa un centinaio ha chiesto l’atto di protezione internazionale. Per quanto riguarda gli altri profughi, siamo sempre stati in crisi. Siamo preparati per due motivi: i Paesi meridionali hanno un’esperienza longeva, hanno dei sistemi di welfare molto forti, i migranti hanno ricevuto assistenza, possiamo sempre fare di meglio per il lavoro e per accoglierli nella nostra società».
«La prima cosa da fare è organizzare una conferenza degli Stati membri prima di cominciare ad aumentare le spese militari: è la prima cosa se si vuole parlare di autonomia strategica» ha detto il presidente del Consiglio.
«Non vedo recessione per quest’anno. Gli indicatori sono molto confusi: alla fine è stata una via di mezzo. In molti settori l’attività non si è indebolita, anche se il manifatturiero risente della mancanza di materie prime e del rincaro del prezzo dell’energia. È una situazione di incertezza, ma non significa che andrà peggio per l’economia. La cautela con cui la BCE prende le decisioni è estremamente importante» ha affermato Draghi in merito alla situazione economico attuale.
«Saremmo tentati di non sederci allo stesso tavolo cui siede Putin, ma il resto del mondo è intorno a quel tavolo. Bisogna riflettere prima di abbandonare questi consessi. Non siamo dell’idea di prendere decisioni ora, perché noi europei dovremmo prenderle insieme. Probabilmente ne parleremo insieme al prossimo Consiglio Europeo» ha concluso Draghi.
IN AGGIORNAMENTO
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA/EPA
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