
A farne le spese saranno soprattutto i Paesi poveri di Africa e Asia. G7 Agricoltura: “India si assuma le sue responsabilità in quanto membro del G20”
«Questa decisione servirà solo ad aggravare la crisi di approvvigionamento»: così i ministri dell’Agricoltura del G7, riunitosi ieri a Stoccarda, hanno commentato la decisione dell’India di bloccare con effetto immediato le esportazioni di grano (ne abbiamo parlato qui).
«Se tutti cominciano a imporre restrizioni alle esportazioni o addirittura a chiudere i mercati, questo potrà solo aggravare la crisi con effetti negativi anche per l’India e i suoi agricoltori» è stato il commento del ministro tedesco dell’Agricoltura Cem Ozdemir, che si è rivolto direttamente a Nuova Delhi affinché “prenda le sue responsabilità in quanto membro del G20“.
A spingere l’India verso questa decisione sono stati diversi fattori. Il primo problema riguarda i costi dei generi alimentari che, nel mercato interno, sono in continuo rialzo parallelamente con l’ascesa del prezzo del grano globalmente. Annunciando la misura, il Governo indiano ha poi fatto riferimento a una carenza alimentare “dell’India, dei Paesi vicini e di altre nazioni vulnerabili“
La decisione ha quindi preoccupato fortemente l’Occidente, che puntava a ricevere una buona fetta dell’approvvigionamento alimentare proprio dall’India; basti pensare che a metà febbraio il Ministero all’Agricoltura aveva previsto una produzione da record del grano (11,3 milioni di tonnellate), puntando a spedirne all’estero un record di 10 milioni di tonnellate.
Nuova Delhi è anche il secondo produttore mondiale di grano, con 93.500.000 tonnellate di produzione annuale (la prima è la Cina, a quota 131.696.392 tonnellate all’anno).
Ora, l’India assicurerà la fornitura di grano a Paesi che cerchino di “soddisfare le proprie esigenze di sicurezza alimentare” e che abbiano già emesso lettere di credito (erano già stati firmati contratti per 1,5 milioni di tonnellate).
Ad ogni modo, la decisione non farà che rialzare ulteriormente i prezzi globali, il cui peso ricadrà soprattutto i consumatori poveri in Asia e Africa.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/EPA/HARISH TYAGI
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