Ci sono 1.800 agenzie di viaggio in meno rispetto alla fase pre pandemica e al momento soffrono 900-1.000 imprese. Gli aiuti di Stato non bastano
Continua la crisi per le agenzie di viaggio. Rispetto alla fase pre pandemica ne sono state chiuse più del 20% e ora è a rischio un ulteriore 10%. A lanciare l’allarme è la presidente Fiavet – Confcommercio, Ivana Jelinic, secondo cui ci sono 1.800 imprese in meno rispetto alla fase pre pandemica. Ed ora sono in difficoltà 900-1.000 imprese, tra queste in particolare 200-300 imprese specialiste sul mercato russo-ucraino che sono quelle che soffrono di più. Il settore fatturava circa 300 miliardi fino al 2019, adesso è circa il 50% in meno. «Dall’inizio della pandemia -ha spiegato intervistata da AGI – hanno già chiuso un abbondante 20% di agenzie di viaggio. Il problema è stato il blocco delle attività. Ci sono state le chiusure a causa del covid, ma le criticità di questo settore sono state più complesse: di fatto per due anni non si è potuto operare e svolgere attività, perché anche quando si è iniziato a riaprire la gente non era molto propensa a viaggiare».
La presidente ha sottolineato che gli interventi di sostegno messi in campo dallo Stato hanno tamponato la situazione per il 2020, ma poi molte imprese non erano in grado di sostenersi solo tramite gli aiuti di stato.
Ora dopo il Covid è subentrata la guerra che ha di nuovo bloccato i viaggi e le vendite. «Inoltre – spiega ancora – sono anche cambiate le condizioni: si vende prevalentemente made in italy, è diminuito il numero di fruitori a causa della crisi economica e c’è reticenza sulle prenotazioni di viaggi all’estero perché non siamo totalmente fuori da pandemia e perdurano le restrizioni sui positivi. Infine, in Italia manca lavoro a quelle agenzie che gestiscono i turisti stranieri: la Cina è ferma, gli americani arrivano col contagocce, si sta muovendo un po’ il mercato europeo ma non a pieno regime».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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