Secondo Unioncamere il 68,4% delle attività sul territorio italiano fatturano meno di 250mila euro. Il 10,2% del totale si trovano nella riviera romagnola
Secondo un’indagine di Unioncamere-InfoCamere sulle realtà imprenditoriali del settore balneare, l’area con la maggior concentrazioni di aziende è la riviera romagnola dove hanno sede 1.063 delle 7.173 attività iscritte nel Registro delle Imprese delle Camere di Commercio.
La Romagna si conferma dunque la culla dei balneari italiani; qui troviamo le prime tre città della graduatoria dei Comuni con il maggior numero di stabilimenti: Ravenna a quota 191 imprese, Rimini (155) e Cervia (153). Considerando la quinta e la sesta posizione di Riccione (117) e Cesenatico (114 imprese), questi cinque comuni romagnoli da soli ospitano 730 imprese balneari, pari al 68,7% di tutte le infrastrutture romagnole e al 10,2% del territorio nazionale.
Nel podio delle Regioni a maggior vocazione balneare ci sono poi la Toscana, che annovera 914 attività distribuite lungo 397 km di costa, con una media di 2,3 imprese ogni km, e la Liguria, con 807 imprese in 330 km di litorale (2,4 imprese ogni km).
Il Comune con la massima densità di attività balneari risulta essere Camaiore nel lucchese, con 91 imprese che si avvicendano in appena tre km di costa per una media di 31 aziende ogni km. La media nazionale, calcolata sui Comuni che si affacciano sul mare, è di un’impresa ogni km.
Lo studio mette in evidenza anche un trend in crescita: dal 2011 nel nostro Paese sono fiorite 1.443 imprese balneari in più, considerando anche quelle che affacciano su laghi o fiumi. In termini assoluti la crescita ha riguardato soprattutto le regioni del Sud, in particolare la Calabria con +328 unità in 10 anni, circa il doppio del 2011. Seguono Sicilia (+198 attività), Campania (+184) e Puglia (+160), mentre la Sardegna è la Regione che accelera di più in termini relativi (+162,5%).
Unioncamere ci fornisce anche una misura in termini economici di questo settore: il 68,4% delle imprese balneari dichiara un fatturato al di sotto dei 250mila euro; il 18,6% sale fra 250 e 500mila, il 9,5% si inserisce nella fascia successiva con tetto a un milione e appena il 3,4% delle aziende totali sfora i 6 zeri di incassi.