
Il livello di povertà assoluta resta sui massimi del 2020. I maggiori consumi non compensano l’inflazione
E’ ancora allarme povertà in Italia. Nel 2021 sono poco più di 1,9 milioni le famiglie che versano in condizioni estreme, con un’incidenza pari al 7,5%, per un totale di circa 5,6 milioni di individui (9,4%). A dirlo è l’Istat secondo cui si tratta di valori stabili rispetto al 2020 quando l’incidenza ha raggiunto i suoi massimi storici a causa della pandemia.
La causa di questa sostanziale stabilità è imputabile secondo l’istituto al fatto che i maggiori consumi non compensano l’aumento dell’inflazione. Nello specifico l’incremento più contenuto della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti (+1,7% per il 20% delle famiglie con la capacità di spesa più bassa, ossia la quasi totalità delle famiglie in povertà assoluta) non è stato sufficiente a compensare la ripresa dell’inflazione (+1,9% nel 2021), in assenza della quale la quota di famiglie in povertà assoluta sarebbe scesa al 7,0% e quella degli individui all’8,8%.
Per la povertà relativa l’incidenza sale all’11,1% (da 10,1% del 2020) e le famiglie sotto la soglia sono circa 2,9 milioni (2,6 milioni nel 2020).
Questi dati sono per il Codacons “drammatici” e dimostrano come le misure di sostegno ai redditi introdotte nel nostro paese si siano rivelate fallimentari, come il Reddito di inclusione e il Reddito di cittadinanza che non hanno avuto gli effetti sperati. «Dati destinati purtroppo a peggiorare nel corso del 2022 – avverte il presidente Carlo Rienzi. – Il caro-bollette, l’inflazione alle stelle e l’escalation dei carburanti stanno producendo una erosione dei redditi delle famiglie e una perdita di potere d’acquisto, spingendo verso la soglia della povertà un numero enorme di cittadini che non riesce più ad affrontare le spese quotidiane. Il Governo deve intervenire e deve farlo subito, bloccando la crescita di prezzi al dettaglio e tariffe e ricorrendo a misure straordinarie in considerazione dello stato di emergenza che caratterizza il 2022».