
Il Centro studi di viale dell’Astronomia mette in guardia contro l’inflazione che frena i consumi e il rialzo dei tassi che potrebbe mettere in difficoltà le imprese
È un quadro di forte incertezza quello che si prospetta per l’Italia per il secondo trimestre 2022 secondo l’indagine flash del Centro studi di Confindustria.
L’andamento “molto incerto” del Pil non è che la “sintesi di dinamiche contrastanti: nel complesso, appare molto debole“.
«Prosegue, infatti, la guerra in Ucraina e con essa i rincari delle commodity e la scarsità di materiali, con cui fanno i conti le imprese» spiega Confindustria che da un lato evidenzia come come il calo dei contagi di covid potrebbe sostenere la ripresa del turismo e dei servizi, dall’altro l’inflazione galoppante frena i consumi delle famiglie.
Il Centro studi mette in guardia anche sul rialzo dei tassi: «se salisse il costo del credito, si aggraverebbe la situazione finanziaria delle aziende, già complicata dalla pandemia nel 2020» ammonisce Confindustria.
«Inizialmente riguarderebbe solo le nuove operazioni di prestito e quelle esistenti a tasso variabile (come i mutui). A regime, entro alcuni anni, riguarderebbe l’intero stock: +1,5 miliardi di interessi nel primo anno per le imprese per ogni punto di aumento del tasso (stime CSC)».
Così, «il rialzo dei tassi sui Btp fa aumentare anche la spesa pubblica per interessi, seppur gradualmente, man mano che lo stock di titoli pubblici viene rinnovato ai tassi più elevati (7,1 anni la durata media del debito). – spiega il documento – Nel 2022, il rincaro riguarda oltre 300 miliardi di euro di titoli in scadenza».
Infine, “per evitare di far salire ulteriormente lo spread, occorrerà una politica di bilancio prudente, proprio quando sarebbero necessari maggiori interventi per contrastare il caro-energia“.