La certificazione da parte di Moody’s avrà conseguenze sui costi di finanziamento in futuro. Ma la Russia rigetta il default
La Russia è ufficialmente in default. E’ arrivata la certificazione di Moody’s, nonostante Mosca abbia già contestato questa conclusione. «Il 27 giugno, i detentori del debito sovrano russo non avevano ricevuto pagamenti di cedole su due eurobond per un valore di 100 milioni di dollari prima della scadenza del periodo di grazia di 30 giorni, un fatto che consideriamo evento di default secondo la nostra definizione», scrive l’agenzia di rating americana.
Un default formale appare tuttavia un evento simbolico, dato che la Russia non può accedere ai finanziamenti a livello internazionale dallo scoppio della guerra in Ucraina e e per ora non ha bisogno di farlo grazie agli abbondanti proventi delle esportazioni di petrolio e gas. Gli effetti, però, si vedranno probabilmente sui costi di finanziamento in futuro. Levon Kameryan, Associate Director di Scope Ratings, agenzia di rating europea, spiega che l’insolvenza sul debito estero “dovrebbe avere implicazioni finanziarie limitate nel breve termine, ma a lungo termine il default limita la flessibilità di finanziamento della Russia e potrebbe rappresentare un ulteriore colpo alle prospettive di crescita“.
Ma Mosca nega comunque il default in quanto i soldi in dollari ed euro erano bloccati presso Euroclear in Belgio e quindi aveva escluso di esser finita in default alla scadenza del periodo di tolleranza per il rimborso dei bond. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov aveva anche definito una “farsa” la notizia del default.
«Sono probabili ulteriori inadempienze sui futuri pagamenti delle cedole. Un decreto presidenziale russo del 22 giugno ha introdotto una procedura per pagare il debito estero in rubli. Abbiamo ritenuto che probabilmente tratteremmo i pagamenti in rubli come un’inadempienza per le obbligazioni che non consentono tale ridenominazione nei termini contrattuali», si legge nella nota di Moody’s.