Il fatturato dei servizi è ancora il 4% inferiore ai livelli raggiunti nel 2019. E la ripresa potrebbe sfuggire anche nel 2022, tra aumento dei costi dell’energia, inflazione e incertezza legata alla ripresa dei contagi che incide sulla fiducia dei consumatori
Il terziario in Italia riparte ma la ripresa effettiva è ancora lontana. Secondo quanto emerge dalla prima edizione dell’Osservatorio Terziario istituito da AssoTerziario Confesercenti dopo lo stop imposto dal Covid19, nel 2021 il settore dei servizi mette a segno una crescita del +4,5% sull’anno precedente ma il fatturato è ancora il 4% inferiore ai livelli raggiunti nel 2019. E la ripresa potrebbe sfuggire anche nel 2022, tra aumento dei costi dell’energia, inflazione e incertezza legata alla ripresa dei contagi che incide sulla fiducia dei consumatori.
A ripartire nel 2021 sono stati soprattutto alloggio e ristorazione, che registrano una crescita del fatturato del +21% dopo il crollo dell’anno precedente. Bene anche trasporti (+12,9%) e commercio (+7,9%), sebbene nessuna branca del terziario sia riuscito ancora a recuperare i livelli pre-pandemia, con l’eccezione dei servizi di informazione e comunicazione, che continuano a crescere (+3,7% sul 2020), mentre i servizi finanziari ed assicurativi riducono ancora il fatturato (-0,5%).
Nel suo complesso il terziario vale oggi il 73% del Pil italiano, il 53,2% se prendiamo in considerazione solo i servizi di mercato. Dati al di sotto della media europea. Negli Usa, infatti, il terziario pesa sul prodotto interno loro 7 punti di più (80%), come in Francia, mentre in Spagna incide per il 77%.
«Il terziario è ripartito, anche se purtroppo con un ritmo più lento delle attese. Dalla fotografia scattata dal nostro Osservatorio, però, emerge anche un settore impegnato in una fase di forte trasformazione, a causa di transizione digitale ed ecologica, ma anche per il cambiamento delle abitudini di spesa dei consumatori – spiega Nico Gronchi, presidente di AssoTerziario e vicepresidente nazionale vicario dei Confesercenti nazionale. – E’ un mondo differente da prima: si vende anche il nuovo ma si impone sempre di più anche l’usato, i servizi si spostano dalla strada verso le piattaforme online, polarizzando interi segmenti di attività intorno ai grandi player del digitale. In generale, si tratta di un processo che va guidato: bisogna investire per dare gli strumenti alle imprese del terziario per intercettare con successo il cambiamento, favorendo l’adozione di modelli di attività sempre più eco-sostenibili e di nuove tecnologie».