L’impennata della fattura energetica è dovuta soprattutto all’aumento dei prezzi del gas per il quale pagheremo 40,8 miliardi. Il presidente di Unem: “problema strutturale”
La fattura energetica italiana è a livelli da record: nel 2022 toccherà i 90 miliardi di euro, in aumento del 93%. È la stima di Unem secondo cui l’impennata è dovuta soprattutto all’aumento dei prezzi del gas per il quale il nostro Paese pagherà quest’anno 40,8 miliardi di euro dai 19,3 miliardi del 2021.
Quanto alla fattura petrolifera, nel 2022 dovrebbe attestarsi intorno ai 35 miliardi di euro (+77%), molto vicina ai valori correnti 2011-2012. La stima dell’Unem sui consumi totali di energia per il 2022 indica un incremento intorno al 3%, “anche se nella seconda parte dell’anno potrebbe perdere slancio per una serie di cause legate al probabile rallentamento dell’economia e all’alta inflazione, a prescindere dall’elasticità ai prezzi“. Secondo Claudio Spinaci, presidente dell’Unem il maggiore incremento è proprio per il carbone a fronte di un calo sia del gas che delle fonti rinnovabili. I consumi dei prodotti per autotrazione sono tornati sui livelli pre-pandemiaanche in anticipo rispetto a quanto era stato previsto alla fine dello scorso anno, per una ripresa del trasporto privato a scapito di quello pubblico. Anche in questo caso potrebbe esserci un rallentamento a causa degli alti costi dei carburanti dovuto alla difficile congiuntura internazionale.
«La crisi energetica, che sta colpendo l’Europa molto più degli Stati Uniti, nasce prima dell’invasione russa dell’Ucraina perché l’Europa ha trascurato la sicurezza energetica preferendo un approccio ideologico ed estremamente pericoloso” ha aggiunto Spinaci osservando che non si tratta di una crisi “congiunturale ma strutturale – ha spiegato Spinaci. – e dunque richiede risposte di natura non solo emergenziale, ma soprattutto politiche di lungo termine che guardino con più attenzione al tema della sicurezza energetica, colpevolmente trascurata in questi ultimi anni».