I taxi hanno proclamato lo stop per due giorni. Corteo a Roma e protesta sotto Palazzo Chigi
Taxi fermi anche oggi in tutta Italia. Gli operatori hanno deciso il blocco per due giorni. Lo sciopero è iniziato dalla mezzanotte tra lunedì e martedì e continuerà ancora per una giornata per dire no all’articolo 10 del Ddl Concorrenza, colpevole di “delegittimare il settore a favore delle multinazionali“, così come riassunto nello striscione che ha guidato la manifestazione.
La protesta ha visto migliaia di conducenti di auto bianche sfilare per le strade del centro di Roma, paralizzando il traffico, con gli interventi finali dal palco dei sindacalisti, ma è poi degenerata quando una parte si è diretta sotto Palazzo Chigi. Lì sono dovute intervenire le forze dell’ordine. «I tassisti si sono fermati perché vogliono che il Parlamento si assuma la responsabilità di discutere con i sindacati, i Comuni e le Regioni su come migliorare il servizio – ha detto dal palco il leader di Unica Cgil taxi Nicola Di Giacobbe. – I tassisti sono un servizio pubblico con una tariffa amministrata dai Comuni. Il tentativo che c’è dietro questa delega è dare in mano questo servizio alle multinazionali, fonte dello sfruttamento del lavoro altrui. Il governo ci pone la richiesta di una delega che rimandiamo al mittente. I tassisti difenderanno il loro lavoro, non permetteremo un regalo alle multinazionali. Siamo pronti a venire a un tavolo di concertazione per migliorare il servizio ma diciamo no alla legge delega».
Il Governo però non cede. La viceministra delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Teresa Bellanova ribadisce che “non è intenzionata a fare lo stralcio dell’articolo 10 del Ddl Concorrenza, ma è disponibile a portare avanti il confronto per chiarire meglio e puntualizzare“. «Abbiamo due anni pesantissimi alle spalle, perdere giornate di lavoro e creare disservizio per gli utenti è qualcosa che non dobbiamo permetterci. Limitiamo il danno, riportiamo il confronto nella sede propria, sapendo che il Parlamento dovrà normare non per penalizzare ma per aiutare – ha detto. – Nel testo che presentiamo in Parlamento, se c’è l’intesa con le parti, intendiamo distinguere il ricorso alle piattaforme tecnologiche di intermediazione da quelle di interconnessione. Le prime sono gestite da altri soggetti a pagamento, le seconde sono quelle che oggi usano anche molti tassisti. Nel momento in cui c’è la distinzione c’è anche la possibilità, per i tassisti, di aderire a una o a tutte e due le piattaforme, ma questo non può essere impedito. Si tratta di una maggiore efficienza per la categoria e una maggiore disponibilità per l’utenza».