
Goldman Sachs declassa le stime di crescita sul Pil della Cina per il 2022 al 3,3%, dal precedente 4% a causa dei lockdown imposti per arginare la nuova ondata di Covid
Brutte notizie arrivano dal fronte economico cinese. Dopo la brusca frenata del secondo trimestre Goldman Sachs ha deciso di tagliare le stime di crescita sul Pil per il 2022 al 3,3%, dal precedente 4%.
Secondo gli analisti della Banca Usa i lockdown anti-Covid di aprile e maggio per arrivare a zero contagi hanno avuto un peso ben più grande del previsto. «La ripresa sarà probabilmente meno accentuata di quella del 2020 in risposta alla prima crisi del Covid, in quanto nuovi focolai potrebbero emergere a luglio e limitare il rimbalzo soprattutto dei servizi», si legge in una nota.
Soffrono in particolare le città più colpite dalle restrizioni. L’economia di Shanghai è crollata del 13,7% annuo nel secondo trimestre per i lockdown draconiani. I controlli anti-virus hanno interrotto il trasporto marittimo del porto più trafficato del mondo e hanno compromesso l’attività manifatturiera anche in altre grandi città. Milioni di famiglie sono rimaste chiuse in casa, deprimendo i consumi. Dai dati diffusi il 15 luglio dall’Ufficio nazionale di statistica cinese è emerso che cinque delle 31 province, regioni e municipalità speciali stanno registrando una decrescita. A Pechino il Pil si è contratto del 2,9% a causa della chiusura di palestre, ristoranti e parte dei trasporti pubblici per contenere i focolai di variante Omicron. Male anche Jiangsu (-1,1%), Jilin (-4,5%) e Hainan (-2,5%).