I laureati Stem in Italia rappresentano solo il 24% e solo il 15% sono donne. Vediamo perché
Cresce il fabbisogno di profili professionali STEM, termine utilizzato per indicare le discipline scientifico-tecnologiche e i relativi corsi di studio. I laureati in questi settori continuano a essere meno del 30% tra Italia, Spagna, Malta, Grecia, UK, Francia e Germania e nel nostro Paese la quota si assesta al solo 24,5% tra i maschi e al 15% tra le donne. Risultato? Più di quattro aziende su 10 hanno già avuto difficoltà a trovare candidati con formazione Stem. Questo in sintesi la fotografia che emerge dall’Osservatorio Stem promosso da Fondazione Deloitte e dal Programma di Politiche Pubbliche di Deloitte.
Il trend è rimasto quasi inalterato negli ultimi cinque anni, spiega l’Osservatorio, secondo cui solo la Germania spicca per una più elevata percentuale di laureati Stem: quattro laureati tedeschi e due laureate tedesche su 10 possiedono un titolo di studio tecnico-scientifico.
Gli ostacoli sulla strada verso le STEM iniziano a presentarsi nei gradi di istruzione inferiore e si riflettono in particolare nel passaggio dalla scuola superiore all’università. Il 41,6% degli studenti lamenta la mancanza di adeguate figure di riferimento per l’orientamento e molti rimangono intrappolati in vecchi stereotipi e credenze, secondo cui, queste materie sono più difficili e richiedono più tempo e risorse economiche.
Oltre a questo persiste l’idea che siano materie non adatte a tutti e, secondo alcuni, non adatte alle ragazze: la ricerca evidenzia infatti che il 50% delle studentesse intervistate riconosce la presenza di stereotipi di genere che disincentivano ad intraprendere questo tipo di studi, dato scende al 24% se gli intervistati sono maschi.