
Più di una impresa agricola su 10 secondo Coldiretti ha già deciso di chiudere. Il 30% è in condizione di reddito negativo a causa anche dei ricari
Il caldo record con punte oltre i 40 gradi sta mettendo a rischio il 70% dei raccolti da nord a sud dell’Italia. Il fenomeno, unito alla siccità che da tutto il 2022 ostacola la ripresa del comparto agricolo, ha già causato tre miliardi di danni. A lanciare l’allarme è la Coldiretti secondo cui non solo le persone soffrono per le alte temperature: a ustionarsi sono anche pomodori, peperoni, albicocche, angurie, meloni e melanzane fino ad essere invendibili oppure per l’eccessiva afa non riescono neppure a crescere. «La morsa del caldo – sottolinea la Coldiretti – sta facendo danni a macchia di leopardo lungo la Penisola, con gli agricoltori che cercano di correre ai ripari come possono: ombreggiando i prodotti, anche attraverso erba e foglie come barriere naturali, diradando i frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere e anticipando i raccolti il più possibile».
La siccità poi rende tutto più complicato: ha infatti aumentato la presenza di acqua marina nel Po e sono cresciute le zone di “acqua morta”, dove a causa degli assalti di insetti e cavallette sono stati devastati decine di migliaia di ettari di terreno coltivato. Il risultato è preoccupante: -45% di produzione di mais e foraggi, -20% di latte, -30% di frumento, -30% di riso, -15% di frutta e -20% di cozze e vongole, uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po.
In questo contesto più di una impresa agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portarla alla totale cessazione dell’attività. E chi non chiude si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. Si tratta di circa 1/3 del totale nazionale delle aziende (30%).