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Politica

Draghi chiede la fiducia in Senato: “partiti pronti a rinnovare il patto?”

Micaela Ferraro
20 Luglio 2022
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Draghi ai senatori: “servono riforme e occorre rispettare le scadenze del Pnrr, lo chiedono gli italiani” Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha riferito questa mattina alle 9:30 in Senato. […]

Draghi ai senatori: “servono riforme e occorre rispettare le scadenze del Pnrr, lo chiedono gli italiani”

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha riferito questa mattina alle 9:30 in Senato. Alle sue comunicazioni farà seguito il possibile voto di fiducia in serata, dopodiché ci sarà la replica giovedì alla Camera.

Nel suo discorso, il premier ha posto l’accento sulle motivazioni che hanno portato alla nascita di questa maggioranza e ha sottolineato che, al venir meno dei presupposti, è stato impossibile proseguire nel lavoro.

«Giovedì scorso ho rassegnato le mie dimissioni nelle mani del capo dello Stato Sergio Mattarella, questa decisione è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale che ha appoggiato questo Governo sin dalla sua nascita. Il presidente della Repubblica ha respinto le mie dimissioni e mi ha chiesto di informare il Parlamento di quanto accaduto, una decisione che ho condiviso. Le comunicazioni di oggi mi permettono di spiegare a voi e agli italiani le ragioni di una resa tanto sofferta quanto dovuta. Lo scorso febbraio ho ricevuto l’incarico di formare il Governo per affrontare tre emergenze: pandemica, economica, sociale. Un Governo “di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica”, come detto da Mattarella. Un Governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili. Tutti i principali partiti con una sola eccezione decisero di rispondere positivamente a quell’appello e nel discorso di insediamento che tenni in quest’aula feci riferimento allo spirito repubblicano del Governo, che si sarebbe poggiato sul presupposto dell’unità nazionale. In questi mesi l’unità nazionale è stata la maggior garanzia della legittimità democratica di questo esecutivo e della sua efficacia. Ritengo che un presidente del consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere in parlamento il sostegno più ampio possibile, presupposto ancora più importante in contesto emergenza in cui è necessario prendere decisioni che incidono profondamente sulla vita. L’ampissimo consenso ha permesso di avere quella tempestività nelle decisioni che il presidente della repubblica aveva richiesto. A lungo le forze di maggioranza hanno saputo convergere per il bene di tutti i cittadini. Grazie alle misure di contenimento sanitario, alla campagna vaccinazione, ai provvedimenti di sostegno economico a famiglie e imprese siamo riusciti a superare la fase più acuta della pandemia e a dare slancio all’economia. Questo ci ha consentito di uscire più rapidamente dalla recessione rispetto ad altri Paesi. Il rapporto tra debito pubblico e Pil è sceso del 4,5%. La stesura del Pnrr approvato a larghissima maggioranza da questo parlamento ha avviato un percorso di riforme e investimenti che non ha precedenti nella storia recente. Le riforme della giustizia, della concorrenza, del fisco, degli appalti oltre alla corposa agenda di semplificazioni sono un passo avanti essenziale per modernizzare l’Italia. A oggi tutti gli obbiettivi dei primi due semestri del Pnrr sono stati raggiunti. Abbiamo già ricevuto dalla commissione europea 45,9 miliardi di euro a cui si aggiungeranno nelle prossime settimane 21 miliardi per un totale di quasi 67 miliardi. Con il forte appoggio parlamentare di maggioranza e opposizione abbiamo reagito con fermezza all’invasione ucraina da parte della Russia. La condanna delle atrocità russe e il pieno sostegno a ucraina hanno mostrato come Italia possa e debba avere un ruolo guida all’interno dell’Ue e del g7».

Draghi ha poi ricordato che il Governo si è mosso “con grande celerità” per superare la dipendenza energetica dalla Russia, conseguenza “di decenni di scelte miopi e pericolose”. «Abbiamo ridotto le nostre importazioni dal 40 a meno di 25% del totale e intendiamo azzerarle entro un anno e mezzo, un risultato che da tranquillità e sembrava impensabile. Questo rafforza la nostra sicurezza nazionale e la nostra credibilità nel mondo. Abbiamo accelerato sul fronte energia rinnovabili per difendere l’ambiente e aumentare la nostra indipendenza energetica e siamo intervenuti con determinazione per proteggere cittadini e imprese con particolare attenzione ai più deboli. Abbiamo intestato quasi il 2% del Pil nonostante margini di finanza ristretti. Lo abbiamo potuto fare grazie a una ritrovata credibilità collettiva.

Il merito di questi risultati è stato vostro, della vostra disponibilità a mettere da parte differenze e a lavorare per il bene del Paese con pari dignità nel rispetto reciproco. La vostra è stata la miglior risposta all’appello dello scorso febbraio del presidente della Repubblica e alla richiesta di serietà, al bisogno di protezione e alle preoccupazioni per il futuro che arrivano dai cittadini.

Gli italiani hanno sostenuto a loro volta questo miracolo civile e sono diventati veri protagonisti delle politiche messe in atto. Penso alla straordinaria partecipazione alla campagna di vaccinazione, all’accoglienza spontanea offerta ai profughi ucraini penso al coinvolgimento delle comunità locali al Pnrr, che lo ha reso il più grande progetto di trasformazione dal basso della storia recente. Mai come in questi momenti sono stato orgoglioso di essere italiano. L’Italia è forte quando è unita».

Il premier ha poi spiegato le origini della rottura della maggioranza: «purtroppo nell’ultimo periodo le forze politiche hanno mostrato spirito di indipendenza. Il desiderio di andare avanti si è progressivamente sopito, come ho detto in consiglio dei ministri il voto di giovedì scorso ha certificato la fine del patto di fiducia che ha tenuto insieme questa maggioranza. Non votare la fiducia a un Governo di cui si fa parte è un gesto politico chiaro che non è possibile ignorare o contenere perchè vorrebbe dire che chiunque può ripeterlo. Non è possibile minimizzarlo perchè viene dopo mesi di strappi ed ultimatum. L’unica strada se vogliamo ancora restare insieme è ricostruire da capo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità. A chiederlo sono soprattutto gli italiani, la mobilitazioni di questi giorni da parte di cittadini, territori, associazioni, è senza precedenti e impossibile da ignorare.

Due appelli mi hanno colpito in modo particolare: il primo è quello di circa duemila sindaci. L’altro è quello della sanità, degli eroi della pandemia.

Dobbiamo capire se riusciamo a ricreare condizioni con cui il Governo può ancora operare. L’Italia ha bisogno di un Governo capace di muoversi con efficacia e tempestività su quattro fronti: Pnrr, occasione unica per migliorare crescita lungo periodo; dobbiamo tenere lontane le mafie, aiutare gli enti territoriali. Il modo migliore per onorare la memoria di Falcone e Borsellino.

C’è bisogno di un sostegno convinto. Non di proteste non autorizzate e talvolta violente contro la maggioranza di Governo. Per quanto riguarda la giustizia, abbiamo approvato riforma penale, civile, e procedure fallimentari e portato in Parlamento la riforma della giustizia tributaria. Sono essenziali per avere processi giusti e rapidi, è una questione libertà, democrazia e anche prosperità. Le scadenze del Pnrr sono molto precise, dobbiamo ultimare entro fine anno le riforme. La riforma concorrenza va approvata prima della pausa estiva.

Siamo consapevoli che in Italia il fisco è complesso e spesso iniquo, per questo non abbiamo mai aumentato le tasse sui cittadini, tuttavia per questo occorre procedere con sforzo di trasparenza. Intendiamo ridurre aliquote Irpef, superare l’Irap, razionalizzare Iva. I primi passi sono stati compiuti. In Italia l’Agenzia delle entrate conta 1.100 miliardi di euro di crediti residui, non riscossi, pari a oltre il 60% del Pil nazionale. Una cifra impressionante. Dobbiamo approvare al più presto la riforma fiscale e varare subito dopo i decreti attuativi. Accanto al Pnrr, c’è bisogno di una vera agenda sociale che parta dai più deboli come disabili e anziani.

Il ritorno dell’inflazione e l’aumento dell’energia hanno causato nuove diseguaglianza. Abbiamo avviato tavoli di lavoro che sono già serviti per gestire alcune emergenze nella fase pandemica, fino alla sicurezza sul lavoro. Molto è stato fatto, molto resta da fare.

Quest’anno l’andamento della finanza pubblica è migliore delle attese e ci permette di intervenire senza nuovi scostamenti di bilancio. Bisogna adottare entro primi giorni di agosto per attenuare l’impatto su cittadini e imprese dell’aumento dei costi dell’energia e poi rafforzare potere d’acquisto.

Ridurre il carico fiscale sui lavoratori è un obiettivo di medio termine. È un punto su cui concordano sindacati e operatori. Abbiamo adottato con scorsa legge di bilancio un primo e temporaneo intervento ma dobbiamo aggiungerne un altro. Occorre spingere il rinnovo dei CCL. La contrattazione collettiva è uno dei punti di forza del nostro modello industriale ma non raggiunge ancora tutti i lavoratori.

A livello europeo dobbiamo muoversi verso il salario minimo.

Il reddito di cittadinanza è una misura importante per ridurre la povertà ma può essere migliorato per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro.

C’è bisogno di una riforma delle pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita e un impianto sostenibile ancorato al sistema contributivo.

L’Italia deve ridisegnare la sua politica energetica, come fatto in questi mesi. Il vertice ad Algeri conferma la nostra motivazione a spingere su energia rinnovabili e variare fornitori. Dobbiamo accelerare. Non è possibile affermare di volere la sicurezza energetica degli italiani e poi allo stesso tempo protestare contro questa infrastruttura. Servono rigassificatori. Si tratta di impianti sicuri, essenziali per il nostro fabbisogno energetico, per la tenuta del nostro tessuto produttivo. Dobbiamo ultimare il rigassificatore di Piombino entro la prossima primavera.

Allo stesso tempo dobbiamo portare avanti con la massima urgenza la transizione energetica verso fonti pulite: dobbiamo installare impianti entro il 2030. La siccità e il caldo anomalo ci ricorda l’urgenza di affrontare con serietà la crisi climatica nel suo complesso.

Questo Governo si identifica pienamente nell’Ue e nella Nato, oltre che nel G7. Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina in ogni modo come questo Parlamento ha impegnato il Governo a fare con una risoluzione parlamentare. Come mi ha ripetuto ieri al telefono Zelensky, armare l’Ucraina è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi.

Allo stesso tempo occorre continuare a impegnarci per trovare soluzioni alla crisi del grano e per la pace.

L’Italia è un Paese libero e democratico. Davanti a chi vuole provare a sedurci con il suo modello autoritario dobbiamo rispondere con la forza dei modelli europei. L’Unione Europea è la nostra casa e al suo interno dobbiamo portare avanti sfide ambiziose. Dobbiamo batterci per ottenere un tetto al gas russo e per la riforma del mercato elettrico che può cominciare da quello domestico. Misure essenziali per difendere potere d’acquisto delle famiglie.

In tutti questi campi l’Italia ha molto da dire con credibilità, spirito costruttivo e senza alcuna subalternità. Ci sono altri impegni: riforma sistemi medici di base e la discussione per il riconoscimento di forme di autonomia differenziate. Ma tutto questo richiede un Governo davvero forte e coeso e un Parlamento che lo accompagni con convinzione nel reciproco rispetto dei ruoli. All’Italia non serve una fiducia di facciata che svanisca davanti ai provvedimenti scomodi, serve un nuovo patto di fiducia sincero e concreto come quello che ci ha permesso finora di cambiare il Paese. Voi siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti a confermare questo sforzo che avete compiuto nei primi mesi e che si è poi affievolito? Siamo qui in quest’aula oggi, sono qui, a questo punto della discussione perché e solo perché gli Italiani lo hanno chiesto. Questa risposta a queste domande non la dovete dare a me, ma la dovete dare a tutti gli italiani.»

Il M5S ha dichiarato ieri sera che avrebbe atteso il discorso di Draghi per poi decidere come votare in Aula. «Dopo la crisi di governo causata dai grillini, dopo le minacce e i capricci dei 5 Stelle e le continue provocazioni del Pd, che ancora ieri continuava a parlare di Ius soli, di ddl Zan, di cambio della legge elettorale quando le priorità degli italiani che stanno soffrendo sono altre, oggi la Lega in Aula farà quello che serve solo e soltanto all’Italia e agli italiani», è il commento invece di Matteo Salvini.

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