Le borse europee aprono negative, Piazza Affari rimane pari: occhi degli investitori puntati sulla Fed
A Milano, Piazza Affari inaugura la settimana finanziaria in sostanziale parità, mentre nel resto dell’Europa le Borse tendono al negativo. Gli occhi degli investitori sono puntati sulla Fed, che mercoledì sera dovrebbe annunciare un nuovo aumento dei tassi di 75 punti base.
L’indice Ftse Mib perde lo 0,02% a 21.206 punti. Il Cac di Parigi perde lo 0,33%; il Ftse 100 va in ribasso dello 0,32%; l’indice Eurostoxx dopo il corposo rimbalzo del 3% della scorsa settimana è in ribasso dello 0,36% a 3.582 punti.
A Milano tra i titoli in affanno ci sono Eni, che va in rosso dell’1,02%; Leonardo che ha perso l’1,29% e Tenaris a -1,6%.
Oltreoceano, i mercati asiatici hanno chiuso negativi, in linea con le preoccupazioni per una caduta in recessione dell’economia USA, nella settimana in cui la Fed dovrebbe annunciare un altro aumento dei tassi di 75 punti base e il PIL confermare l’ingresso dell’economia USA in una fase di recessione.
Hong Kong ha chiuso in ribasso dello 0,95%; Mumbai ha perso lo 0,71%; Sydney è al -0,14%.
«È possibile che l’entità del rialzo dei tassi di settembre debba essere piuttosto significativo – ha detto Martins Kazaks, governatore della banca centrale della Lettonia ed esponente del Consiglio direttivo della Bce, commentando le prossime mosse dell’Eurotower, dopo la stretta monetaria di giovedì scorso, pari a +50 punti base. – Dovremmo essere aperti a discutere di rialzi dei tassi più consistenti».
Per quanto riguarda le materie prime, sui mercati rimane l’incertezza. Il petrolio è partito in netto calo ma poi ha invertito la rotta: il Wti si attesta a 95,16 dollari al barile, con un incremento dell’1,3%. Sale anche il Brent che si attesta a 104,24 dollari (+1,4%). In netto aumento anche il prezzo del gas. Ad Amsterdam le quotazioni salgono a 166 euro al megawattora, con un rialzo del 4%.
Sale l’oro a 1.734 dollari l’oncia (+0,5%) e l’argento a 18,78 dollari (+1%). In calo il nichel che scende a 22.099 dollari la tonnellata (-1,2%).
Sul fronte delle materie prime alimentari le quotazioni del grano duro salgono dell’3,4% a 848,25 dollari per contratto da 5mila staia. Il grano tenero aumenta del 3,62% a 787,25 dollari.