Secondo lo studio di Prometeia e Intesa Sanpaolo il nostro Paese ha segnato un +2,6%, meglio di Francia e Spagna. Dato negativo per la Germania
Lusinghiero primato europeo per la crescita industriale italiana ma lo scenario non è privo di indizi allarmanti. Secondo l’Analisi dei Settori Industriali di Prometeia e Intesa Sanpaolo, dopo gli ottimi risultati del 2021, la produzione manifatturiera ha registrato un +2,6% nel periodo marzo-maggio 2022, meglio di Francia (+1,9%), Spagna (+1,6%), confermando il dato del primo trimestre (+2%). Male la Germania (-2,2%), penalizzata dal crollo della produzione automotive, che ha trascinato al ribasso anche i settori a monte. Lo studio, però, ha rilevato che la crescita dell’attività italiana è affiancata da un ulteriore forte aumento dei prezzi alla produzione (+12,9% nei primi cinque mesi dell’anno, al netto dei prodotti petroliferi), superiore a quello dei concorrenti europei (Spagna +11,8%, Germania +10,6%, e Francia +10,3%). Il dato del nostro Paese è frutto di una diversa struttura produttiva, ma anche dalla presenza di condizioni di domanda che hanno consentito una traslazione più rapida dei rincari di costo determinati dal rally delle commodity, in particolare nei settori incentivati, come quelli legati alle costruzioni.
Molto bene il fatturato manifatturiero cresciuto del 17,7% tra gennaio e aprile 2022, +4,6% al netto della spinta inflattiva, grazie al sostegno della domanda Positivo anche il dato delle vendite sui mercati internazionali, anche nel confronto con i concorrenti europei: l’export ha fatto segnare un +21,2% a valori correnti, migliore di quella francese (+17,2%), spagnola (+16,5%) e tedesca (+8,9%). I risultati ottenuti sui mercati europei e nel NAFTA hanno controbilanciato la contrazione delle vendite verso Cina e Russia, alle prese rispettivamente con l’ennesima ondata di Covid e con le sanzioni per il conflitto in corso. Brilla il 30% dell’export italiano negli Stati Uniti, sostenuto dall’evoluzione dei cambi, che ha favorito in particolare il Sistema Moda, finalmente in recupero (+19,1%).
Bene quasi tutti i settori: Elettronica (+11,7%), con i beni digitali ancora al centro delle spese di famiglie e imprese, e Prodotti e Materiali da Costruzione (+8.1%), favoriti dagli incentivi. Sopra la media manifatturiera anche Farmaceutica (+7,3%) e Alimentare e Bevande (+5,4%), che beneficiano del traino dei mercati internazionali in un contesto di ritorno alla normalità, sia in termini di cure mediche che di socialità. Fanno eccezione gli Autoveicoli e moto (-11,7% nel gennaio-aprile 2022) per la mancanza di componenti strategiche e per il clima di incertezza, e gli Elettrodomestici (-5,9%) a causa della maggiore prudenza dei consumatori indotta dalla guerra e dal caro bollette e per l’affievolirsi della fase di forte espansione che ha caratterizzato il settore a partire dalla seconda metà del 2020. Tiene invece il Mobile, molto richiesto negli Usa.
Mantengono il segno positivo i settori produttori di beni d’investimento, Elettrotecnica e Meccanica, penalizzati soprattutto dalla mancata attivazione della filiera automotive il primo e più esposto sui mercati cinese e russo il secondo.
Il forte incremento del prezzo dell’energia ha penalizzato Metallurgia, Intermedi chimici e Altri intermedi che, pur presentando una dinamica ancora intensa del giro d’affari, evidenziano una netta frenata della produzione, che riflette la forte incertezza dello scenario e il venir meno del processo di ricostituzione dei magazzini che ne avevano trainato la ripresa lo scorso anno.
Infine, gli indicatori anticipatori presentati dall’Analisi sono tutti concordi nel delineare una seconda parte dell’anno caratterizzata da un affievolimento dei tassi di crescita della domanda interna ed estera e dei prezzi, disegnando così uno scenario in cui il rischio di una netta frenata è concreto. La politica economica è quindi chiamata a dare risposte alle incognite legate al conflitto russo-ucraino, con le note ripercussioni sulle forniture energetiche, l’impatto recessivo che la svolta restrittiva della politica monetaria può avere sull’economia statunitense e alle crescenti difficoltà delle famiglie italiane. In questo contesto, l’instabilità del governo del Paese non è d’aiuto, soprattutto in un momento in cui le forze dovrebbero concentrarsi sul attuazione del PNRR.