
Oggi l’intera filiera del legno subisce un fenomeno speculativo al rialzo, con aumenti anche del 200/300% in particolare dei sottoprodotti quali segatura e cippato
I continui aumenti del prezzo del gas spingono al rialzo anche le quotazioni delle altre commodities, in particolare quelle relative a beni e servizi energetici. Fra queste c’è anche il legno che nell’ultimo periodo vede incrementare le proprie quotazioni, riposizionandosi nel mercato con valori record in alcuni casi. Come è successo, ad esempio, per il legname tondo non lavorato del Trentino che segna quotazioni rispetto agli ultimi 10 anni.
«Ora però la furia sostitutiva del gas sta mandando all’aria tutta la filiera»: è l’allarme del vicepresidente di FederlegnoArredo Paolo Fantoni che lancia l’allarme sui prezzi del legno, duplicati se non addirittura quadruplicati negli ultimi tempi secondo un evidente “fenomeno speculativo”.
Certamente pesa sull’aumento delle quotazioni anche il rinnovato interesse per il legno come risorsa green, ad esempio nel packaging con la cellulosa come sostituto della plastica, ma anche nelle costruzioni e nella bioedilizia.
I prezzi crescono, ad esempio, per il legno “in piedi”, ancora da tagliare, che passa dai 50/60 euro ai 100/200 euro al metro cubo. Raddoppia anche il prezzo dei pannelli derivati, come quelli in truciolare che passano dai 140 ai 300 euro al metro cubo.
Paradossalmente l’incremento più netto è quello che si verifica nei sottoprodotti, provenienti dagli scarti della lavorazione e dunque solitamente più “umili”. Proprio questa materia prima come la segatura e il cippato viene sfruttata per sostituire il gas, tanto che quadruplica il suo prezzo passando da 6 euro a 24 euro al metro cubo.
«Con il prezzo dell’energia alle stelle il mercato compra tronchi interi per trasformarli in pellet – è il paradosso spiegato da Fantoni – un fenomeno deleterio che mette in difficoltà interi distretti industriali. Basti pensare che già oggi ci sono produzioni sospese in alcune aree per mancanza proprio di quel legno che fino a poco tempo fa era lo scarto della filiera. Il fatto di elevare i prezzi del 200/300% fa sì che certe convenienze possano venire meno con il risultato di ritrovare la competitività dell’intera filiera del mobile italiano compromessa».