A causa della recessione anche uno dei settori più forti tra andando incontro alla crisi
Nel corso degli ultimi mesi la grandi aziende tecnologiche sono ricorsi al taglio del personale, nel tentativo di affrontare inflazione, incertezza del mercato e l’aumento dei tassi d’interesse.
L’ultima notizia sono i 1000 dipendenti licenziati ieri da Shopify, il 10% dell’intero staff della piattaforma di e-commerce. Prima di lei anche il colosso dello streaming Netflix ha licenziato 450 impiegati, Twitter ha tagliato il 30% del team di talent acquisition, e anche TikTok sarebbe pronta a tagli di dipendenti in Europa e Usa.
In Meta i dipendenti sono stati messi sotto pressione per far aumentare le performance e in molti temono che a fine anno Zuckerberg e gli altri dirigenti taglieranno i dipendenti meno performanti. Da Google non arrivano notizie di licenziamenti, ma sono state chiuse posizioni aperte e c’è stato un importante rallentamento nelle assunzioni. Microsoft ha tagliato molti ruoli nei team di Windows, Office, Teams e Azure e ha licenziato una parte dello staff in vista del nuovo periodo fiscale, come anche Apple che si appresta a ridurre le assunzioni nel 2023. Amazon ad aprile ha dichiarato di avere troppi dipendenti e Tesla ha licenziato più di 200 persone e chiuso gli uffici in California. In Uber si parla di assunzioni come “privilegi”.
L’elenco conta anche Lyft, PayPal, Coinbase e le ragioni sono sempre simili, e in linea di massima si possono riassumere nel fatto che nemmeno il comparto big tech è immune a crisi economica e recessione.