La Commissione Ue ha dato luce verde alla proroga per completare la ristrutturazione dell’istituto e consentire così la vendita della quota dello Stato. Ma l’aumento di capitale rimane in bilico con la crisi di governo. Mps stringe sulle 3.500 uscite volontarie
Il dossier di Monte dei Paschi ritorna sotto i riflettori. La Commissione Ue ha approvato lo slittamento della privatizzazione chiesta dal governo italiano a fine 2021. L’Europa in particolare ha dato luce verde alla proroga per completare la ristrutturazione dell’istituto e consentire così la vendita della quota dello Stato. «La proroga del termine per completare la ristrutturazione della banca e realizzare la vendita della partecipazione dello Stato italiano è accettabile – si legge in una nota – e gli impegni rivisti bilanciano adeguatamente tale proroga».
Il via libera di Bruxelles, insieme a quello della Bce al piano industriale presentato a giugno, è uno dei passaggi autorizzativi indispensabili per arrivare all’aumento di capitale da 2,5 miliardi previsto per l’autunno. Con la crisi di governo, comunque, la strada dell’operazione si fa in salita. Bisogna trovare investitori privati che partecipino alla ricapitalizzazione a fianco del Tesoro con almeno 700-800 milioni. E BofA, Citigroup, Credit Suisse e Mediobanca, ovvero le banche global coordinator dell’operazione, devono firmare un accordo definitivo di garanzia.
Intanto Mps e i sindacati della banca stanno per chiudere l’accordo sull’uscita di 3.500 dipendenti entro la fine dell’anno, su base volontaria e con la permanenza nel Fondo esuberi fino a 7 anni. L’intesa, a quanto si apprende, dovrebbe essere siglata già domani, alla vigilia del cda che il 4 agosto si riunirà per approverà i conti del semestre, che saranno comunicati al mercato venerdì mattina.