Quello che sarebbe uno strumento importante per immettere i giovani nel mercato del lavoro diminuisce del 30%
Da quanto emerge dal XX rapporto sull’apprendistato dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (Inapp) nel 2020 sono calati del 5,4% i contratti da apprendisti, che hanno raggiunto quota 531.035.
Il segretario dell’Inapp, Sebastiano Fadda, ha spiegato che “abbiamo una carta importante da giocare per il mercato del lavoro, ma stentiamo ad utilizzarla” analizzando come i numeri dei contratti di apprendistato siano andati sempre calando, segnando un -30% fino a quota 274.641.
Secondo Fadda l’apprendistato “potrebbe essere uno strumento fondamentale per rispondere a quella domanda di figure professionali che ancora mancano sul mercato, eppure stenta a decollare”. Uno strumento che dovrebbe mantenere la propria componente formativa, ma che sta “progressivamente calando”.
In Italia la tipologia più diffusa è quella dell’apprendistato professionalizzante (97,7% dei casi), ma ha coinvolto solo un lavoratore su quattro, nel 2020, inserito nei percorsi di formazione pubblica. Anche il finanziamento nazionale per la formazione è stato ridotto dai 100 milioni del 2011 ai 15 milioni del 2017.
La segretaria confederale della Uil Ivana Veronese ha parlato di “numeri bassissimi” in materia di contratti di apprendistato, che sarebbe invece “un ottimo strumento di ingresso nel mercato del lavoro“. Secondo Veronese nel 2020 i numeri sarebbero dipesi dalla pandemia, “ma i dati sui rapporti di lavoro attivati con questa tipologia contrattuale sono da sempre fortemente bassi e lo sono stati anche nel 2021 con 313 mila assunzioni” e su queste basi Uil ha chiesto al ministro del Lavoro che si insedierà dopo le prossime elezioni di “costruire un mercato del lavoro basato su tre condizioni: stabilità lavorativa, sicurezza e formazione“.