I prezzi del Brent sono scesi del 25% dall’inizio di giugno ma per gli esperti questo non significa che la tendenza al ribasso rimarrà tale
I prezzi del Brent sono scesi del 25% dall’inizio di giugno, spinti da una pioggia di preoccupazioni crescenti tra cui la recessione, la politica cinese di Covid zero e la ripresa della produzione russa ben al di sopra delle aspettative. Ma per gli esperti di Goldman Sachs questo non significa che il prezzo del barile del mare del Nord stia battendo in ritirata. Anzi.
«Riteniamo che le probabilità che i prezzi del petrolio aumentino stiano aumentando anche anche nell’ipotesi che persistano questi shock negativi, con il mercato che si trova in una situazione di deficit maggiore rispetto a quanto previsto negli ultimi mesi» si legge nel report. Il recente trend al ribasso era determinato, spiegano, dai timori per la recessione che gli esperti di Goldman Sachs non vedono così pericoloso al punto che la nuova stima per il Brent è di una media di 150 dollari al barile nel quarto trimestre di quest’anno e nel 2023.
Tale visione rialzista, spiegano, è supportata dal fatto che l’offerta continuerà a essere sostenuta mentre la domanda sarà rafforzata con la fine dei lockdown cinesi.
Invece, per quanto riguarda gli Stati Uniti, Goldman Sachs prevede un aumento dei prezzi al dettaglio di benzina e diesel che dovrebbero rimbalzare a 4,35 e 5,50 dollari al gallone nel quarto trimestre di quest’anno per poi mantenere un livello medio di 4,40 dollari e di 5,25 dollari al gallone.
«Questa previsione riflette le nostre aspettative di un aumento dei margini di raffinazione e di commercializzazione nonché l’ipotesi di nuove imposte statali e federali – dice il rapporto – Prevediamo che i prezzi al dettaglio dei carburanti negli Stati Uniti aumenteranno fino a fine anno, per poi diminuire a partire dal 2 trimestre del 2023, quando i margini di raffinazione e commercializzazione inizieranno a normalizzarsi».