Negli States sono in aumento i lavoratori in pensione che si ripropongono negli aeroporti per riempire la carenza di personale in cambio di viaggi low cost e bonus
La crisi del traffico aereo internazionale, affetto da disagi aeroportuali, riduzione dei servizi, ritardi e cancellazioni, dipende in gran parte dai lavoratori. O meglio, dalla carenza di lavoratori viste le drastiche riduzioni di personale operate dalle compagnie aeree durante il Covid e non pienamente reintegrate. Una crisi che riguarda anche la domanda di lavoro, contratta dal fenomeno delle grandi dimissioni.
Anche per questo motivo sono sempre più i pensionati che si “riciclano” come lavoratori part time per usufruire dei vantaggi offerti dal mestiere. Parliamo di viaggi illimitati e gratuiti per sé e per una persona cara, ma anche di tariffe scontate e a prezzo fisso per qualsiasi meta raggiunta dalla compagnia aerea.
A parlare di questo fenomeno prettamente statunitense è il New York Times che fa riferimento a “lavoratori di viaggio part-time”, ossia appunto pensionati che per poter viaggiare davvero low-cost mettono a disposizione la loro esperienza in mansioni adeguate e part-time.
Come ha riferito il Bureau of Labor Statistics degli Usa, a giugno l’occupazione interna nel tempo libero e nell’ospitalità è scesa dell’8% rispetto a febbraio 2020; parliamo di compagnie aeree, strutture alberghiere e ricettive e in generale operatori di viaggio che si trovano impreparati davanti alla domanda dei consumatori.