Dal punto di vista commerciale (direttamente o attraverso l’impatto commerciale secondario), Messico, Thailandia e Malesia sembrano essere i Paesi più colpiti
L’inasprimento delle condizioni di finanziamento, le aspettative di rallentamento delle economie sviluppate e la situazione geopolitica stanno contribuendo ai deflussi di portafoglio dai mercati emergenti, in particolare dalla Cina. È quanto si legge nella nota di aggiornamento mensile di Standard and Poor’s sui mercati emergenti.
Il contesto esterno per i mercati emergenti sta peggiorando, e S&P prevede che continueranno le pressioni sugli asset emergenti. Ad ampliare l’incertezza anche una maggiore polarizzazione del panorama politico in alcuni di essi, che potrebbe ulteriormente intensificare i deflussi di capitale.
Le aspettative di un rallentamento globale, si legge nella nota, hanno ridotto la domanda della maggior parte delle materie prime, in particolare dei metalli industriali.
Rimangono tuttavia elevati i prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia. L’andamento dei prezzi sui mercati delle commodity è dunque diventato meno favorevole per molti mercati emergenti in termini di esportazioni, ma continua ad alimentare le pressioni inflazionistiche proprio per gli elevati livelli pre-2022 dei prezzi energetici e alimentari.
Dal punto di vista commerciale (direttamente o attraverso l’impatto commerciale secondario), evidenzia Standard and Poor’s, Messico, Thailandia e Malesia sembrano essere i Paesi più colpiti.
Tuttavia, se dovesse derivare la disinflazione da un’economia statunitense più debole del previsto, la Federal Reserve probabilmente sospenderebbe il proprio ciclo di inasprimento monetario, il che dovrebbe contribuire ad attutire l’impatto sulle economie emergenti, migliorando le condizioni finanziarie e incoraggiando un ritorno dei flussi di capitale verso i mercati emergenti.