
Ancora più severi i colleghi giapponesi di Nomura, che stimano un calo fino al 2,8%. Covid e siccità i due fattori critici del periodo
Goldman Sachs e Nomura hanno tagliato le proprie stime sulla crescita del Pil della Cina per il 2022, citando una domanda più debole, le incertezze derivanti dalla politica della ‘tolleranza zero’ al Covid-19 e una crisi energetica esacerbata dal caldo estivo eccezionale che sta prosciugando gli invasi per l’energia idroelettrica.
La banca d’affari americana ha portato le sue previsioni al 3% dal 3,3%, mentre quella nipponica al 2,8% dal 3,3%, in linea con il pessimismo sulla possibilità di Pechino di centrare il target di Pil di circa il 5,5% annunciato a marzo.
A luglio, il Politburo del Partito comunista, guidato dal presidente Xi Jinping, ha cancellato ogni obiettivo numerico, impegnandosi sul massimo della crescita possibile.
Gli economisti di Goldman Sachs, in particolare, hanno citato gli ultimi dati economici di luglio, nonchè i vincoli energetici dovuti a un’estate insolitamente calda e secca alla base in alcune parti del Paese del razionamento di energia elettrica e dello stop a impianti produttivi.
Le due banche d’affari hanno anche rilevato l’aumento dei casi di Covid a livello nazionale e una contrazione degli investimenti immobiliari a luglio.
«E’ probabile che l’obiettivo attuale sia di arginare ulteriori rischi al ribasso e garantire occupazione e stabilita’ sociale in vista del XX Congresso del Pcc», ha notato Goldman Sachs, citando l’evento che in autunno dovrebbe affidare a Xi un inedito terzo mandato alla guida del Pcc.