
Secondo il rapporto del ministero, gli effetti di tale shock inflazionistico, si stima, vengono solo lentamente riassorbiti in un ventennio,con un aumento medio di 0,4 punti Pil
«Il deterioramento del quadro macroeconomico e l’impatto dello shock sui prezzi delle materie prime produce effetti non trascurabili sulla spesa per pensioni». Lo rileva un rapporto del Mef sulle “Tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitrario”.
A seguito del meccanismo di indicizzazione delle pensioni all’inflazione, la spesa per pensioni nel 2023-2024 aumenta di oltre 0,7 punti di Pil rispetto alla precedente previsione. In pratica di oltre 13 miliardi. Gli effetti di tale shock inflazionistico, si stima, vengono solo lentamente riassorbiti in un ventennio,con un aumento medio di 0,4 punti Pil.
Il rapporto entra nel dettaglio: le previsioni scontano, inter alia, gli effetti della significativa maggiore indicizzazione delle prestazioni – si spiega nel rapporto della Ragioneria – imputabili al notevole incremento, rispetto a quanto precedentemente stimato dalla Nadef 2021, del tasso di inflazione registrato nella parte finale del 2021 e previsto per l’anno 2022.
Per quanto riguarda gli anni successivi, il rapporto spesa-Pil “ende a stabilizzarsi fino al 2030, anche in presenza di ipotesi di crescita del Pil meno favorevoli – si spiega nel rapporto – grazie all’esaurirsi degli effetti del nuovo canale di accesso al pensionamento anticipato introdotto con Quota 100 e Quota 102 e grazie all’ipotizzato parziale recupero dei livelli occupazionali precedenti sia all’adozione del provvedimento che ha introdotto Quota 100 sia allo scoppio della crisi sanitaria.
Guardando ancora più avanti, il rapporto spesa/Pil aumenta velocemente fino a raggiungere il picco relativo del 16,8% nel 2044. Nella seconda parte dell’orizzonte di previsione, il rapporto inizia una rapida discesa, con la spesa che si attesta al livello del 16,1% del Pil nel 2050 e al 13,7% nel 2070.