
Ha lasciato un segno indelebile nella storia prima di morire, ieri notte, a 91 anni
È morto ieri sera, dopo “una malattia lunga e prolungata” al Central Clinical Hospital, l’ex statista russo Mikhail Gorbaciov. Aveva 91 anni.
Molti gli eventi storici a cui ha partecipato, soprattutto come protagonista da segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e presidente dell’Urss: da Chernobyl a Glasnost (trasparenza) e Perestroika (ristrutturazione) – una serie di riforme per la libertà dei media e la riforma del sistema economico attuate a partire dal 1959 – e ancora, il crollo del Muro di Berlino, la fine della guerra fredda, il disarmo nucleare, il ritiro dall’Afghanistan.
Dopo aver viaggiato per il mondo, incontrando i presidenti statunitensi, aver riallacciato i rapporti con la Cina e con il Vaticano – storico l’incontro con Papa Wojtyla – e aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 1990, a dicembre del 1991 Gorbaciov si dimette dalla carica di segretario nazionale, sancendo la fine del Partito e dell’Urss.
Le sue spoglie riposeranno accanto alla moglie Raissa, morta nel 1999 dopo 46 anni di matrimonio, nel cimitero di Novodevichy a Mosca.
Alla notizia della sua dipartita, i principali leader mondiali hanno inviato i loro messaggi di cordoglio. Il presidente americano Joe Biden l’ha salutato definendolo un “leader raro, capace di vedere che un altro futuro era possibile e di rischiare l’intera carriera per raggiungerlo. Il risultato è stato un mondo più sicuro e più libertà per milioni di persone“. Ha fatto seguito il premier britannico Boris Johnson che, “in un tempo segnato dall’aggressione di Putin all’Ucraina” ne ha ricordato l’impegno come esempio di “un uomo di Stato unico, che ha cambiato il corso della storia“.
Di stesse vedute il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, che ha detto: «il mondo ha perso un leader globale, multilateralista impegnato e instancabile sostenitore della pace. Ricevendo il Nobel ha osservato che la pace non è unità nella somiglianza ma nella diversità. E ha messo in pratica questa cosa perseguendo la via del negoziato, della trasparenza e del disarmo». “Un uomo di pace le cui scelte hanno aperto un percorso di libertà ai russi. Il suo impegno per la pace in Europa ha cambiato la nostra storia comune“ è, invece, l’ultimo saluto del presidente francese Emmanuel Macron.
Da Mosca, invece, l’omaggio appare decisamente più freddo. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha annunciato che “Vladimir Putin esprime profondo cordoglio per la morte di Mikhail Gorbaciov, in mattinata invierà un telegramma di condoglianze alla sua famiglia e ai suoi amici“, ma le reti televisive sembrano non voler dare molta rilevanza alla notizia. «L’eredità che ha lasciato può essere paragonata a una catastrofe che nemmeno Hitler ha inflitto al nostro Paese» – è il commento severo del deputato Vitalij Milonov, mentre Andrej Medvedev imputa a Gorbaciov e ad altri quattro politici morti dall’inizio dell'”operazione militare speciale in Ucraina” – Shushkevich, Kravchuk e Burbulis – la “base incondizionata di ciò che sta accadendo oggi“, ovvero la firma degli Accordi di Belovezha.