
Il colosso statunitense potrà continuare a sviluppare ed evadere gli ordini in Cina del suo chip per intelligenza artificiale fino a settembre dell’anno prossimo
Nvidia, fra le più importanti aziende statunitensi che producono chip, potrà continuare a sviluppare il suo chip di intelligenza artificiale H100 in Cina e potrà evadere gli ordini dei chip di intelligenza artificiale A100 e H100 nel suo stabilimento di Hong Kong fino al 1 settembre 2023.
È quanto risulta da una nuova comunicazione depositata alla Securities and Exchange Commission da parte del governo degli Stati Uniti. Si allenta quindi la stretta che gli Usa hanno imposto per ora solo alla società di Jen-Hsun Huang e ad AMD, altra compagnia che produce chip di Intelligenza Artificiale: per esportare questo tipo di semiconduttori in Cina e Russia le due compagnie hanno bisogno di una licenza speciale.
Ma la tensione nel comparto chip resta altissima, con effetti che si sono sentiti anche a Wall Street. Per Nvidia il provvedimento si sarebbe tradotto in ingenti perdite (il titolo mercoledì è crollato in borsa), ragione per cui la compagnia si era attivata per allentare la morsa della disposizione.
Nvidia aveva fatto sapere in particolare che il provvedimento metteva a rischio le stime per il terzo trimestre fiscale. La società contava su 400 milioni di dollari di potenziali vendite in Cina, che potrebbero essere soggette al nuovo requisito di licenza e che potrebbero andare in fumo nel caso i clienti non accettino i prodotti alternativi, nel caso in cui il governo neghi la licenza o la conferisca in ritardo.
AMD invece ha sì confermato di aver ricevuto nuove disposizioni per le esportazioni che le impediscono la spedizione degli acceleratori della serie MI200, mentre le soluzioni MI100 non dovrebbero ricadere nel perimetro della norma. Ma non ritiene che le nuove regole avranno un impatto materiale sulla sua attivita’.
Alla base del provvedimento dell’amministrazione Usa il rischio che i processori vengano utilizzati per scopi militari. La stretta rientra in un quadro di tensioni crescenti tra Usa e Cina, acuite dalla visita di Nancy Pelosi a Taiwan, dove appunto vengono prodotti i chip di Nvidia e do quasi tutte le altre principali aziende di chip.
Senza i chip di aziende come Nvidia e AMD, le compagnie cinesi non sarebbero in grado di sostenere in modo efficiente le elaborazioni utilizzate per il riconoscimento delle immagini e della voce: comuni nelle applicazioni consumer per smartphone, ma utilizzabili anche per usi militari come l’analisi delle immagini satellitari alla ricerca di armi o basi e il filtraggio delle comunicazioni digitali per le informazioni.
Non è poi la prima volta che gli Stati Uniti si sono mossi per limitare la fornitura di chip alle aziende cinesi. Nel 2020, l’amministrazione Trump ha vietato ai fornitori di vendere, senza una licenza speciale, chip realizzati utilizzando la tecnologia statunitense a Huawei.
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha fatto sapere che sta rivedendo le sue politiche e pratiche relative alla Cina per «mantenere le tecnologie avanzate fuori dalle mani sbagliate. Anche se in questo momento non siamo in grado di delineare cambiamenti politici specifici, stiamo adottando un approccio globale per implementare ulteriori azioni necessarie relative alle tecnologie, agli usi finali e agli utenti finali per proteggere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e gli interessi di politica estera».
Il ministero degli Esteri cinese ha accusato gli Stati Uniti di tentare di imporre un “blocco tecnologico” alla Cina, mentre il ministero del Commercio ha affermato che azioni di questo tipo minano la stabilità delle catene di approvvigionamento globali.
«Gli Stati Uniti continuano ad abusare delle misure di controllo delle esportazioni per limitare le esportazioni di articoli relativi ai semiconduttori verso la Cina, cosa che la Cina si oppone fermamente» ha detto mercoledì il portavoce del ministero del Commercio Shu Jieting in una conferenza stampa.