
Uno studio presentato al Forum Ambrosetti dalla società di Gates, evidenzia che l’Italia è ancora arretrata dal punto di vista informatico, a scapito del Pil
Nel 2026 in Italia mancheranno 2,1 milioni di lavoratori con le competenze digitali necessarie. A lanciare l’allarme è l’ad di Microsoft Italia, Silvia Candiani, al Forum Ambrosetti, in occasione della presentazione dello studio realizzato in collaborazione con The European House – Ambrosetti, secondo cui, il Paese deve dotarsi di una politica industriale specifica per il digitale.
Attualmente, il comparto Ict italiano, evidenzia lo studio, risulta sottodimensionato rispetto ai competitor europei: non tanto nel numero di aziende, dove il Paese è quarto in Europa, ma è soprattutto nel dimensionamento medio delle aziende che l’Italia stenta, in nona posizione in UE.
«Se, infatti, le aziende Ict italiane avessero un fatturato medio pari a quello delle aziende tedesche, l’Italia generebbe 249 miliardi di euro di Pil in più pari al 14% del prodotto interno lordo del 2021» spiega Candiani.
Ma non è solo l’industria del digitale ad essere debole: anche l’integrazione delle tecnologie digitali negli altri comparti è uno degli ambiti di miglioramento del Paese, specie tra le aziende di piccole dimensioni, in cui il 44% mostra una totale assenza di utilizzo di tecnologie digitali.
Questo nonostante il digitale sia il più potente acceleratore di innovazione: le aziende evidenziano infatti come il principale impatto del digitale sia quello di favorire innovazione di prodotto o di processo (73% dei rispondenti) e ricerca e sviluppo (67%).