Secondo un’indagine condotta dal Centro Studi Tagliacarne, tante sono le aziende che affronteranno la transazione digitale grazie ai fondi europei
Trentaseimila imprese prevedono di imboccare per la prima volta la strada della transizione digitale 4.0 entro il 2024, una su quattro lo farà utilizzando le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E guardano al futuro con più ottimismo.
E’ quanto emerge da un’indagine condotta quest’anno dal Centro Studi Tagliacarne svolta su un campione di 4.000 imprese manifatturiere e dei servizi tra 5 e 499 addetti, rappresentativo dell’universo di 494mila imprese.
Già nel 2022, si spiega in una nota, il 46% delle aziende che faranno la svolta prevede aumenti di fatturato (contro il 38% delle imprese che non investono nelle tecnologie abilitanti) e il 51% conta di essere più presente sui mercati esteri (contro il 31%). Big Data (31%), simulazione dei processi produttivi per ottimizzarne il funzionamento (28%), Robotica (22%): sono i campi su cui investiranno di più nel passaggio verso la quarta rivoluzione industriale.
Per gestire al meglio questa transizione le imprese punteranno maggiormente sul capitale umano. In particolare, il 70% farà leva sulla formazione per acquisire nuove competenze (contro il 51% delle imprese non digitali), mentre l’87% acquisirà nuovi lavoratori ad elevata specializzazione (contro il 68% delle non digitali).
Ad oggi, il 67% dell’universo delle imprese oggetto dell’indagine (332mila in valori assoluti) non ha ancora investito in tecnologie 4.0. Una quota che sale al 70% al Mezzogiorno e caratterizza maggiormente i servizi (85%) rispetto al manifatturiero (60%), si evince dallo studio. Piu’ arretrate sono soprattutto le micro imprese (con 5-9 addetti ), l’84% di queste si trova infatti ancora ai nastri di partenza contro il 39% delle medio-grandi (50-499 addetti).
Ma l’11% di questo universo imprenditoriale, si afferma nello studio, è pronto a fare il salto nella quarta rivoluzione industriale, 36mila imprese prevedono infatti di iniziare ad investire in tecnologie 4.0 tra il 2022 e il 2024.
Una svolta che sarà più forte al Sud, dove il 13% delle imprese inizierà a virare verso le nuove frontiere digitali contro il 10% del Centro-Nord. Sono in particolare le imprese con più di quarant’anni di attività a sentire il bisogno di un cambio di passo per rinnovarsi (14% contro il 10% di quelle con minore anzianità). Ed è soprattutto il settore alimentare a rivelarsi più incline ad intraprendere questa trasformazione (16%).
«C’è una forte complementarietà tra investimenti in tecnologie 4.0 e la qualificazione delle risorse umane per aumentare il valore aggiunto dei prodotti, perciò il reperimento di profili professionali adeguati è un fattore strategico, ma anche critico – sottolinea Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne – Oggi le imprese, infatti, denunciano difficoltà a trovare sul mercato più di un terzo delle figure ricercate con competenze 4.0».
Secondo Esposito, «occorre anche fare in modo che non si creino fratture con il segmento di imprese che non ha ancora la capacità mettere in campo strategie piu’ moderne. Per questo bisogna diffondere ulteriormente la conoscenza delle opportunità offerte al riguardo dal Pnrr, in particolare nel Mezzogiorno e tra le aziende di minore dimensione».
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