
In base alle parole del ministro Franco l’aumento dei costi energetici costerà circa 3 punti di Pil
Il ministro dell’Economia Daniele Franco ha cristallizzato il problema al Forum Ambrosetti di Cernobbio, dichiarando: «è evidente che stiamo trasferendo all’estero una parte del nostro potere d’acquisto. Se si guarda alla bolletta energetica del Paese, vediamo che nel 2021 era di 43 miliardi e nel 2022 potrebbe salire a 100 miliardi. Un aumento di 60 miliardi significa circa 3 punti di Pil».
Le conseguenze di un costo del genere metterebbe a repentaglio la ripresa economica, già messa a dura prova dal calo del Pil (dal +3,4 del 2022 al +0,9 del 2023). Le stime non possono tenere conto dell’inverno che il Paese sarà costretto ad affrontare e di quanto gas sarà necessario utilizzare.
Il governo che salirà dopo il 25 settembre si troverà a dover varare nuove misure di sostegno, ma i margini di manovra saranno sempre più ristretti. Gli aiuti a imprese e famiglie dovranno quindi essere finanziati con scostamenti di bilancio che dovranno essere approvati dall’Unione Europea.
L’aumento di 60 miliardi implicherebbe un nuovo indebitamento che, vista la stretta sui tassi della Bce, comporterebbe un aumento di costi di finanziamento del debito e della spesa per gli interessi. Si giungerebbe poi all’inevitabile cambiamento del Pnrr aggiornando i costi di alcune opere.