
Arrivata la stretta anti-delocalizzazioni che era stata annunciata e poi non era entrata nel Dl Aiuti bis
La revisione in senso restrittivo della disciplina in materia di delocalizzazioni, con aggravio delle sanzioni nel Dl Aiuti ter: la stretta anti-delocalizzazioni che era stata annunciata e poi non era entrata nel Dl Aiuti bis.
La misura contenuta nella bozza di Dl prevede tra l’altro che in caso di mancata sottoscrizione del piano da parte delle organizzazioni sindacali il datore di lavoro è tenuto a pagare il contributo per il licenziamento collettivo previsto dalla legge 92/2012 innalzato del 500 per 100.
Inoltre, nel caso in cui il datore di lavoro cessi definitivamente l’attività produttiva o una parte significativa della stessa, anche per effetto di delocalizzazioni, con contestuale riduzione di personale superiore al 50 per cento di quello impiegato mediamente nell’ultimo anno, a livello nazionale o locale sarà tenuto alla restituzione delle sovvenzioni, dei contributi, sussidi ed ausili finanziari o vantaggi economici a carico della finanza pubblica di cui hanno beneficiato gli stabilimenti produttivi oggetto delle cessazioni o ridimensionamenti di attività percepiti nei 10 anni antecedenti l’avvio della procedura e in proporzione alla percentuale di riduzione del personale.
In più il soggetto interessato non potrà ricevere nuovi sussidi fino alla completa restituzione delle somme. Infine i provvedimenti di restituzione della Pa costituiranno titolo per la riscossione coattiva e sono destinate per processi di reindustrializzazione o riconversione industriale delle aree interessate dalla cessazione dell’attività.
Queste norme, si legge, si applicano anche alle procedure avviate antecedentemente alla data di entrata in vigore del presente provvedimento e non già concluse.
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