
Secondo uno studio di The European House-Ambrosetti, in collaborazione con A2A, la Penisola potrebbe triplicare la produzione energetica valorizzando l’acqua, il vento, il sole e i rifiuti
L’Italia è il quint’ultimo Paese in Europa per autonomia energetica ma secondo per disponibilità di risorse rinnovabili presenti sul territorio. Ma come fare a ridurre la dipendenza energetica dagli altri Paesi, soprattutto in un contesto così delicato?
Secondo lo studio Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime , realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con A2A e presentato oggi a Cernobbio, lo Stivale è tra gli Stati con la più bassa autonomia energetica in Europa: nella Penisola si produce solo solo il 22,5% dell’energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5%. Nonostante questo, l’Italia è tra i Paesi che hanno fatto maggiori passi avanti nell’autonomia energetica: ha, infatti, aumentato il proprio livello di 9 punti percentuali tra il 2000 e il 2019. Un incremento dovuto soprattutto allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili presenti sul territorio e ulteriormente sfruttabili. Secondo l’indice elaborato da The European House – Ambrosetti, che considera la fruibilità di acqua, sole e vento sul territorio, l’Italia è seconda nell’Unione Europea per disponibilità di fonti energetiche rinnovabili.
Secondo la ricerca, il potenziamento della produzione autoctona di energie rinnovabili permetterebbe di aumentare l’autonomia energetica. In Italia il fotovoltaico è pari a 105,1 GW addizionali, quasi cinque volte la capacità installata odierna.
Anche l’eolico può essere una risorsa per l’Italia: circa il 63% di opportunità di sviluppo provengono da Sardegna, Sicilia e Puglia. Non va dimenticato l’idroelettrico: attraverso il repowering di impianti esistenti e lo sviluppo di impianti di mini-idroelettrico, la capacità idroelettrica potrebbe aumentare del 20%.
Sono molto importanti anche i rifiuti. Una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, infatti, consente sia di abbattere il ricorso alle discariche sia ad aumentare la produzione nazionale di energia elettrica. Nella Penisola c’è un’opportunità di recupero energetico da rifiuti (urbani e speciali) e da fanghi di depurazione che ammonta a oltre 8 milioni di tonnellate. Valorizzare una simile opportunità può abilitare una generazione elettrica di oltre 7 TWh, pari a circa il 2% dell’attuale fabbisogno annuale di generazione elettrica italiana.
Dallo studio emerge che la valorizzazione di tutte le opportunità di sviluppo legate ad acqua, vento, sole e rifiuti permetterebbe quasi di triplicare la produzione energetica italiana, raggiungendo il 58,4% di autonomia energetica.