Il saldo positivo è in forte calo (-81,9%) con l’import in massiccia crescita. Segni negativi un po’ per tutti i comparti con particolare riferimento alla frutta fresca (-7,68%) e agli agrumi (-15,2%)
L’export ortofrutticolo italiano continua a risentire dei contraccolpi economici della guerra, della crisi energetica e del rallentamento del commercio internazionale. Il saldo positivo è in forte calo (-81,9%) e l’import in massiccia crescita.
«Le aziende hanno fatto la loro parte, i dati dimostrano che senza la giusta remunerazione il settore si ferma“. A dirlo Marco Salvi, presidente Fruitimprese».
Il primo semestre dell’anno, secondo l’elaborazione di Fruitimprese su dati Istat, continua a marcare una netta inversione di tendenza rispetto all’analogo periodo del 2021, anno record per le esportazioni italiane di ortofrutta con un valore superiore ai 5,2 miliardi di euro (+8,3% sull’anno precedente) ed un saldo della bilancia commerciale di oltre 1 miliardo di euro.
Nei primi 6 mesi del 2022 l’export conferma un netto calo: -3,8% in valore e -6,8% in quantità. Segni negativi un po’ per tutti i comparti con particolare riferimento alla frutta fresca (-7,68%) e agli agrumi (-15,2%).
In forte crescita le importazioni con incrementi a valore quasi tutti a doppia cifra: agrumi (+38,6%), legumi-ortaggi (+32,8%), frutta fresca (+9,5%), frutta secca (+25%). Le quantità importate (oltre 2 milioni tons) superano ampiamente l’export (1,7 milioni tons).
E il saldo commerciale subisce addirittura un tracollo: da 635 milioni di euro dei primi 6 mesi del 2021 a 115 milioni di euro del primo semestre 2022 (-81,9%).
I dati Fruitimprese sui principali prodotti del nostro export vedono in caduta libera le pere (-60,5%), mentre mele e kiwi si confermano i prodotti più esportati con circa 500 milioni di euro le mele e 283,5 milioni di euro i kiwi.
I prodotti più importati sono banane, ananas e avocado mentre i pomodori diventano il secondo prodotto più importato (dopo le banane) con un valore di circa 97 milioni di euro e una crescita che sfiora l’80%.
Commentando i dati Marco Salvi, Presidente Fruitimprese, avverte: «Il nostro Paese rischia di perdere il primato nella produzione e nell’export di molti prodotti. Oggi la situazione è divenuta insostenibile e senza una presa di coscienza da parte di chi i prezzi li stabilisce (nonostante la recente normativa sulle pratiche sleali), porterà ad un drammatico ridimensionamento del settore con cadute pesantissime in termini di posti di lavoro nel settore ortofrutticolo e nel suo importante indotto».