
Si rafforzano i timori per una recessione globale. Occhi puntati anche sull’inasprimento della situazione sul fronte russo ucraino
Si prospetta un’altra giornata difficile per i mercati con gli occhi puntati sulle mosse aggressive delle banche centrali che stanno rafforzando i timori di recessione globale. I future a Wall Street viaggiano in calo dopo la chiusura negativa di ieri e Borse asiatiche si avviano a chiudere la quarta seduta in rosso.
Come previsto la Fed ha alzato il tasso di riferimento di 0,75 punti percentuali. Ma ha indicato una traiettoria di rialzi continui più lunga di quanto i mercati avessero stimato. Ora gli investitori temono che una Fed “falco” possa far precipitare l’economia in recessione.
Tutt’altro che rassicurati, i listini della Borsa di New York dopo un avvio debole ieri hanno ampliato i cali trascinando al ribasso anche le Borse europee, che hanno chiuso la seduta in forte calo.
Dopo la Fed, anche la Banca d’Inghilterra ieri ha aumentato il costo del denaro di mezzo punto percentuale dall’1,75% al 2,25%. Una decisione in linea con le attese degli analisti. Sono intervenute anche la Svizzera e la Norvegia.
L’euro scivola ai minimi dell’ottobre 2002 contro il biglietto verde passando di mano a 0,97695 dollari per l’aumento dei tassi deciso dalla Fed e per quello dei rendimenti dei Treasury.
Dopo un esordio tentennante i derivati sui governativi italiani si spingono in territorio positivo, mentre fatica maggiormente la controparte tedesca, da sempre più sensibile ai movimenti sulla curva Usa. Il rendimento del Bund decennale arriva a superare la soglia di 2% per la prima volta dal 2013, mentre il tasso sul Treasury della stessa scadenza sale di 1,6 punti base portandosi a 3,725% e quello del due anni vola a 4,257%.
Per quanto riguarda le materie prime: negoziazioni in rialzo per il gas al Ttf di Amsterdam; ifutures ad ottobre guadagnano lo 0,28% a 188 euro al MWh.
Prezzi del petrolio in calo sui mercati asiatici a causa dei timori di recessione e del rafforzamento del dollaro statunitense, anche se le perdite sono state limitate dalle preoccupazioni per l’offerta, dopo la nuova campagna di mobilitazione di Mosca nella guerra con l’Ucraina e l’apparente stallo nei colloqui per il rilancio dell’accordo nucleare iraniano. I future del Brent cedono lo 0,53% a 89,97 dollari al barile mentre i future del West Texas Intermediate (Wti) degli Stati Uniti arretrano dello 0,71% a 82,89 dollari al barile.
Infine prezzo dell’oro poco mosso questa mattina sui mercati delle materie prime: il metallo prezioso con consegna a dicembre e’ scambiato a 1.681,40 dollari l’oncia con un aumento dello 0,02%.
Sul listino milanese da tenere d’occhio Tod’s, dove il cda ha ritenuto congruo da un punto di vista finanziario il corrispettivo di 40 euro per azione dell’offerta pubblica di acquisto volontaria proposta da DeVa Finance; Terna, che ha sottoscritto due linee di credito pari a 200 milioni di euro complessivi legate a indicatori Esg.
Con un’agenda macro scarna, oggi gli occhi sono puntati sulle letture degli indici Pmi di settembre con dati in arrivo da Francia, Germania e zona euro. E c’è attesa per il discorso del numero della Fed, Jerome Powell, in programma in serata.
Sotto la lente resta poi la situazione in Ucraina con l’escalation della Russia, dopo che Vladimir Putin ha ordinato la mobilitazione parziale di 300.000 riservisti e minacciato di usare tutto il proprio arsenale, comprese le armi nucleari, come ha ribadito ieri da Dmitry Medvedev. E l’Unione europea prepara un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca.