
Sono le cifre del rapporto “Italian Maritime Economy” di Srm, il centro studi di Intesa Sanpaolo. Rilevante il peso dei porti del Mezzogiorno, giunto al 45% del valore nazionale
Malgrado le tensioni internazionali il commercio via mare a livello mondiale continuerà a crescere: le stime sono di un +1,1% quest’anno (12,2 miliardi di tonnellate) e di un +2,3% nel 2023.
Positivi i numeri nazionali: l’Italia in Ue è al secondo posto, dopo la Germania, per produzione di valore aggiunto sul trasporto marittimo (16%). A giugno 2022 l’import-export dell’Italia ha sfiorato i 184 miliardi di euro con un aumento del 42% rispetto all’anno precedente, caratterizzato ancora dall’emergenza covid.
Sono le cifre del rapporto “Italian Maritime Economy” di Srm, il centro studi di Intesa Sanpaolo, presentato oggi a Napoli durante la settimana internazionale dello shipping e della cultura del mare. Lusinghieri i dati sui traffici portuali italiani nel primo semestre del 2002: sono stati raggiunti i 244 milioni di tonnellate, +2,7% sul 2019, ultimo anno prima della pandemia.
Rilevante il peso dei porti del Mezzogiorno, giunto al 45% del valore nazionale nel primo semestre. L’import-export via mare del Sud, al 30 giugno, ha superato i 41 miliardi di euro mettendo a segno un +53% sull’anno precedente, performance superiore al dato nazionale (+42%).
Tra i dati spicca il permanere della congestione portuale: le stime sono di un 37% di container non disponibili nel mondo a causa delle lunghe attese delle navi in rada.