
L’impegno a gradualizzare l’aumento dei prezzi al consumo attraverso l’assorbimento dei margini d’aumento dei listini non è più sostenibile
Le imprese della distribuzione sono ad un punto di non ritorno: a lanciare l’allarme è Federdistribuzione che commenta gli ultimi dati diffusi dall’Istat sui prezzi al consumo di settembre. La spinta inflazionistica che spinge l’indice generale a crescere dell’8,9% e il carrello della spesa ad aumentare dell’11,1% “fotografa il drammatico percorso che le aziende della distribuzione hanno affrontato negli scorsi mesi a fronte dell’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia“.
A spiegarlo è il direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione Carlo Alberto Buttarelli, secondo cui l’impegno a gradualizzare l’aumento dei prezzi al consumo mediante l’assorbimento dei margini d’aumento dei listini non è più sostenibile: «occorre infatti considerare che oggi la distribuzione moderna registra un’inflazione media all’acquisto del +15%, con un differenziale di quasi quattro punti percentuali rispetto ai prezzi registrati al consumo».
«Il decreto Aiuti ter, che ha innalzato le soglie di credito d’imposta, – spiega ancora Buttarelli – è stato solo un piccolo passo avanti ma non è sufficiente a garantire la tenuta economica delle imprese nei prossimi mesi. Occorre un intervento urgente, già in fase di conversione del decreto, per introdurre nuove misure che vadano dall’innalzamento ulteriore del credito d’imposta alla rateizzazione delle bollette, dalla possibilità di ammortamento dei costi energetici alla copertura del periodo luglio-settembre e dei mesi successivi a dicembre 2022».