
È l’allarme lanciato da Coldiretti in occasione della settimana dell’Anticontraffazione del ministero dello Sviluppo economico
Sale a 120 miliardi il valore del falso made in Italy agroalimentare nel mondo, anche sulla spinta della guerra della Russia all’Ucraina che frena gli scambi commerciali, favorisce il protezionismo e moltiplica la diffusione di alimenti contraffatti. È l’allarme lanciato da Coldiretti in occasione della settimana dell’Anticontraffazione del ministero dello Sviluppo economico.
La stima è che che nel mondo oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre siano falsi senza alcun legame produttivo e occupazionale con il nostro Paese.
In testa alla classifica dei prodotti più contraffatti, secondo Coldiretti, ci sono i formaggi a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti.
Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano.
In questo elenco non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata. Ne sono un esempio il meer-secco, il kressecco, il semisecco, il consecco e il perisecco tedeschi, il whitesecco austriaco, il prosecco russo e il crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur.
Tra i maggiori contraffattori del made in Italy ci sono paradossalmente i Paesi ricchi, a partire dagli Stati Uniti dove si stima che il valore dell’italian sounding abbia raggiunto i 40 miliardi di euro.
Basti pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa sono prodotti in Wisconsin, California e New York, dal parmesan al romano senza latte di pecora, dall’asiago al gorgonzola fino al fontiago, un mix tra asiago e fontina, ovviamente non italiani.
Ma l’industria del falso dilaga anche in Russia con la produzione di cibi tarocchi come il parmesan, la mozzarella o il salame Milano che hanno preso il posto sugli scaffali delle specialità italiane originali.
In molti territori, dagli Urali alla regione di Sverdlovsk, sono sorte fabbriche specializzate nella lavorazione del latte e della carne per coprire la richiesta di formaggi duri e molli così come di salumi che un tempo era soddisfatta dalle aziende agroalimentari del Belpaese.
Un fenomeno che ha colpito anche i ristoranti italiani che, dopo una rapida esplosione nel Paese ex sovietico, hanno dovuto rinunciare ai prodotti alimentari made in Italy originali.
«Il contributo della produzione agroalimentare made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale – ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – si tratta di una priorità per la nuova legislatura. Ponendo un freno al dilagare dell’agropirateria a tavola si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in Italia».