
Nel suo World Economic Outlook, l’Fmi ha tagliato di 0,9 punti la stima sul Pil italiano del 2023 al meno 0,2%. E crescita negativa è attesa anche in Germania, meno 0,3
Il Fondo monetario internazionale ha confermato le previsioni di crescita per l’economia globale di quest’anno al 3,2% ma ha tagliato di 0,2 punti la stima sul 2023, per cui ora prevede una espansione del 2,7%.
Nell’editoriale suo World Economic Outlook, l’istituzione rileva come si tratti dei livelli di crescita più bassi da oltre 20 anni, dal 2001 salvo la fase di contrazione del 2020, causata da lockdown e misure restrittive imposte dai governi a motivo del Covid.
Il Fmi ha poi alzato di 0,5 punti la previsione di crescita dell’area euro di quest’anno, al più 3,1%, ma tagliato di 0,7 punti la stima sul 2023 ad un mesto più 0,5%.
Sugli Usa il Fmi prevede l’1,6% di crescita e quest’anno, l’1% il prossimo che rappresentano un taglio di 0,7 punti sul 2022 e una conferma sul 2023 rispetto alle previsioni del luglio scorso. Sul Regno Unito ha alzato di 0,4 punti la stima di crescita 2022 al più 3,6% e tagliato di 0,2 punti il 2023 al più 0,3%.
Sulla Cina pronostica ora 3,2% di crescita quest’anno e 4,4% il prossimo, rispettivamente ritoccate al ribasso di 0,1 e 0,2 punti. Sul Giappone il Fmi ha confermato la previsione di 1,7% di crescita quest’anno e ha tagliato la stima 2023 di 0,1 punti, al più 1,6%.
Queste stime si basano su una serie di assunti, tra cui un prezzo del petrolio che sulla media 2022 risulterà di 98,19 dollari al barile, mentre nel 2023 calerebbe a 85,52 dollari al barile.
Consistentemente riviste al ribasso le previsioni sull’economia di Italia e Germania, paesi per cui ora pronostica recessione sul 2023. Su quest’anno l’istituzione di Washington ha invece ritoccato al rialzo le sue attese, di 0,2 punti sull’Italia per cui indica una espansione del 3,2% quest’anno e di 0,3 punti sulla Germania, prevedendo un più 1,5%.
Nel suo World Economic Outlook, l‘Fmi ha però tagliato di 0,9 punti la stima sul Pil italiano del 2023 al meno 0,2%. E crescita negativa è attesa anche in Germania, meno 0,3% il prossimo anno con un taglio di 1,1 punti rispetto alle stime dello scorso luglio. Si tratta delle due performance peggiori tra le economie avanzate e nell’Ue sul 2023. Sono anche gli unici casi di recessione prevista assieme alla Svezia
Invece ancora ridimensionate le previsioni di recessione economica della Russia. Ora per quest’anno pronostica una contrazione economica del 3,4%, mentre sul 2023 stima un ulteriore meno 2,3%.
I dati, contenuti nel World Economic Outlook risultano rispettivamente di 2,6 punti 1,2 punti meno gravi (le stime sul Pil sono state riviste al rialzo) rispetto alle previsioni del giugno scorso. E rispetto alle previsioni dello scorso aprile la recessione prevista sul 2022 risulta più bassa di 5,1 punti.
L’inflazione resterà alta anche il prossimo anno, ma segnerà alcune attenuazioni sia nell’eurozona, sia negli Stati Uniti e in generale nelle economie avanzate, secondo le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale. Che peraltro sul lungo termine si attende un carovita inferiore o allineato ai livelli obiettivo delle banche centrali, generalmente fissati al 2%.
L’aumento delle pressioni inflative resta la “minaccia più immediata” per l’attuale e la futura prosperità mondiale, riducendo i redditi reali e danneggiando la stabilità macroeconomica, si legge nel documento.
Secondo le tabelle contenute nel World Economic Outlook, pubblicato dall’istituzione di Washington durante le assemblee autunnali, per la media di quest’anno nell’eurozona è prevista una inflazione dell’8,3%, dopo il 2,6% del 2021, mentre sul 2023 è attesa una leggera moderazione al 5,7%. A più lungo termine (2027) l’inflazione nell’eurozona è stimata all’1,8%, livello inferiore quindi al valore obiettivo della Bce (2%).
Sugli Usa il Fmi prevede un’infrazione all’8,1% quest’anno e al 3,5% il prossimo; sull’insieme delle economie avanzate pronostica 7,2% quest’anno e 4,4% il prossimo. Il Giappone resta un caso a sé tra le economie avanzate, l’inflazione si limiterà al 2% quest’anno, frenerà all’1,4% il prossimo e sul lungo termine calerà l’1%.
Per la Cina il Fmi prevede un’inflazione al 2,2% sia quest’anno che nel 2023. Da segnalare il dato della Turchia: inflazione al 73,1% quest’anno, 51,2% il prossimo e 15% sul lungo termine.