
Gli investitori hanno “digerito” l’ipotesi di un robusto aumento dei tassi di interesse da parte della Fed e hanno già prezzato un quarto corposo rialzo dello 0,75% a novembre
Partono in deciso rialzo gli scambi a Piazza Affari, con il Ftse Mib che guadagna l’1,6% a pochi minuti dall’avvio delle contrattazioni, dopo la brillante chiusura di ieri a +1,56%. L’All share avanza dell’1,5%. Lo stesso nelle altre piazze: Parigi (+1,5%) e Francoforte (+1,6%).
I mercati vanno in rally dopo i dati sull’inflazione Usa, che a settembre è salita più del previsto e sulla scia della chiusura di ieri a Wall Street. Corrono i titoli asiatici e salgono i future a Wall Street, dopo che ieri la piazza azionaria di New York, è andata sull’ottovolante, reagendo in modo molto volatile ai dati sull’inflazione a stelle e strisce. In Asia Tokyo e Hong Kong volano, in rialzo di oltre tre punti percentuali, e Shanghai sale quasi del 2%. Intanto in Cina i prezzi al consumo a settembre crescono del 2,8% annuo, in linea con le attese, mentre i prezzi alla produzione languono, per colpa delle restrizioni da Covid.
Gli investitori hanno “digerito” l’ipotesi di un robusto aumento dei tassi di interesse da parte della Fed e hanno già prezzato un quarto corposo rialzo dello 0,75% a novembre. Ieri stavano cercando segnali che la Fed potesse rallentare il ritmo dei suoi aumenti dei tassi di interesse, ma i dati sull’inflazione Usa suggeriscono che una tale mossa non sia all’orizzonte nell’immediato e che i consumatori americani, come ha osservato il ceo di JPMorgan Jamie Dimon, continuano a spendere più di prima della pandemia e «probabilmente passeranno altri 9 mesi prima che l’inflazione li raggiunga».
Inoltre dalle minute della Fed sulla riunione di settembre è emersa preoccupazione per la persistenza di un’inflazione elevata, anche se alcuni banchieri centrali Usa hanno segnalato cautela sui rischi di volatilità economica e finanziaria. Gli investitori stanno considerando la possibilità che i segnali di stress che si insinuano in alcuni mercati, come il recente tsunami finanziario in Gran Bretagna, potrebbero indurre la Fed a rallentare il ritmo degli aumenti dei tassi di interesse.
Intanto, l’euro apre in rialzo nel cambio con il dollaro ma comunque ancora stabilmente sotto la parita’, al momento viene scambiato a 0,9790, guadagnando il +0,18%. La divisa comune guadagna anche sulla sterlina britannica a 0,8648, in rialzo dello 0,25%, e sullo yen a 144,38, con una crescita dello 0,35%. Cambio dollaro/yen leggermente a favore del biglietto verde a 147,44.
Avvio senza scossoni per lo Spread tra Btp e Bund a 10 anni: il differenziale ha aperto a 238 punti base, sulla stessa linea della chiusura di ieri. Il rendimento del prodotto del Tesoro scende al 4,57%.
In salita il prezzo del petrolio, che si avvicina alla soglia dei 90 dollari al barile per il Wti del Texas (+0,15% a 89,35). Avanza anche il Brent che cresce dello 0,1% a 94,67 dollari. Primi scambi in territorio negativo per il prezzo del gas: sul mercato di Amsterdam il future sul metano con scadenza a novembre scende del 2% rispetto alla chiusura di ieri a 150 euro al Megawattora, ritoccando i minimi da fine giugno.
La giornata macro si apre con i dati dalla Cina su inflazione, prezzi alla produzione e bilancia commerciale. Seguono l’inflazione in Francia e in Spagna, la bilancia commerciale dell’Eurozona e, dagli Usa, le vendite al dettaglio e la fiducia delle famiglie calcolata dall’Università del Michigan.
Bankitalia comunica l’aggiornamento del debito pubblico italiano. Prevista la riunione dell’Eurogruppo e i discorsi di Holzmann, Nagel, Lane (Bce), Cook e Bullard (Fed). A Torino, conferenza stampa Fim Cisl sul report al 3 trimestre delle produzioni ed occupazionale degli stabilimenti italiani del Gruppo Stellantis.