
Nato durante la pandemia, permette di estendere il tempo della vacanze
Si tratta dell’opportunità, grazie alle nuove tecnologie, di vivere esperienze turistiche che estendono la durata del viaggio e l’esplorazione di una meta prima, dopo e anche durante la vacanza vera e propria. Ad esempio frequentando un corso di lingua, o di cucina locale, prima di arrivare al paese di destinazione. Una tendenza nata dall’impossibilità di muoversi che ha alimentato il wonderlust che è in ognuno di noi. Si moltiplicano così le offerte che promuovono un’esperienza full immersion nella meta scelta, dal cibo alle tradizioni.
A incentivare questo tipo di turismo anche i consumatori, che sono molto più propensi ad acquistare online prodotti ed esperienze per approcciare territori inesplorati, conoscere tradizioni nuove, sperimentare profumi e sapori diversi. Come? Le possibilità, per i tour operator che si vogliano lanciare nel settore, sono potenzialmente infinite. Si parte da prodotti e servizi che raccontano e valorizzano la meta di destinazione: viaggi virtuali, visite guidate da remoto a borghi, musei, palazzi, castelli, pacchetti di visite guidate, ma anche blog e articoli di approfondimento; o ancora laboratori, corsi di lingua o di cucina. Fino ad arrivare ad offrire letteralmente un assaggio del posto, con prodotti alimentari ad hoc.
Il principio di base è che chi fa un’esperienza collegata a una specifica meta, anche se non inizia il corso con l’idea di mettersi in viaggio, al progredire dell’apprendimento sarà sempre più propenso a farlo e con maggiori probabilità prenoterà una vacanza. Ma non solo vacanze: questo tipo di turismo promette ad esempio di espandersi alle scuole e agli studenti, che spesso hanno una sola possibilità di uscita didattica l’anno, da cui devono non solo trarre un’occasione di socializzazione e gioco ma anche di apprendimento. Il turismo che non finisce mai, forse, può essere la chiave per fornire loro studio e piacere insieme.