
Secondo i dati Istat, l’inflazione nel terzo trimestre si colloca all’8,9%, e accelera rispetto al secondo trimestre (quando era pari a +7,4%) a causa per lo più dei prezzi degli alimentari
Sale l’inflazione ma l’aumento si fa sentire in modo più sensibile sulle famiglie meno abbienti. Lo rivela una simulazione dell’Istat, che misura l’inflazione per classi di spesa delle famiglie. In pratica, spiega l’istituto di statistica, l’inflazione nel terzo trimestre si colloca all’8,9%, e accelera rispetto al secondo trimestre (quando era pari a +7,4%) a causa per lo più dei prezzi dei Beni alimentari e, seppure in misura più contenuta, degli stessi Beni energetici e dei servizi.
Poichè i beni incidono in misura maggiore sulle spese delle famiglie meno abbienti e viceversa i servizi pesano maggiormente sul bilancio di quelle più agiate, l’inflazione è in accelerazione per tutti i gruppi di famiglie ma continua a registrare valori più elevati per le famiglie con minore capacità di spesa.
Per costoro, l’inflazione accelera dal +9,8% del secondo trimestre al +11,6% del terzo trimestre, mentre per quelle con la capacità di spesa più elevata, passa dal +6,1% del trimestre precedente fino al +7,6% Pertanto, il differenziale inflazionistico tra una famiglia meno abbiente e un’altra più agiata si amplia ulteriormente portandosi a 4,0 punti percentuali.
Le differenze nel profilo tendenziale dei prezzi dei beni per le famiglie meno abbienti e quelle più agiate, spiega l‘Istat, si devono principalmente alla dinamica dei prezzi dell’Energia la cui crescita conferma ritmi molto elevati per entrambi i gruppi di famiglie ma che segna un’accelerazione da +48,9% a +52,0% per le famiglie meno abbienti, un lieve rallentamento da +42,0% a +41,4% per quelle più agiate.
I prezzi dei Beni alimentari, invece, accelerano per entrambi i gruppi ma continuano a registrare una crescita piu’ ampia per i nuclei meno abbienti (+9,6% gli Alimentari lavorati, da +6,1% del secondo trimestre, e +10,7% quelli non lavorati, da +9,2%), rispetto a quelli più agiati (+8,5% gli Alimentari lavorati, da +5,3%, e +10,4% quelli non lavorati, da +9,2%).
L’impatto inflazionistico di queste dinamiche risulta più ampio per le famiglie con più bassi livelli di spesa che destinano all’acquisto di questi prodotti una quota maggiore del loro bilancio rispetto alle famiglie con maggiore capacita’ di spesa (per l’energia rispettivamente il 14,6% le prime il 6,7% le seconde, per i Beni alimentari lavorati rispettivamente il 21,9% e l’11,5%, per i Beni alimentari non lavorati l’11,3% e il 4,9%).