
Si tratta della la deflazione di valore, che incide sulla vita di tutti
Ridurre le dimensioni di un prodotto mantenendo il prezzo invariato rispetto alla precedente quantità. Una manovra che sembra essere conveniente, ma non lo è, almeno per il consumatore. Come comprare un pacchetto di farina da un chilo, ma in realtà anche se il prezzo è invariato nella busta di carta ci sono solo 850 grammi. Psicologicamente di primo acchito al consumatore sembra di risparmiare, perché il prezzo in cartellino non è aumentato; ma nella realtà sta acquistando meno prodotto.
Come mai si verifica questo fenomeno? Con crisi pandemica e conflitto ucraino che paralizzano le catene di approvvigionamento i materiali, l’imballaggio, la manodopera e il trasporto diventano più costosi per i produttori costringendoli ad aumentare i prezzi, trasferendoli sui consumatori. In questa strategia rientra anche, come metodo più subdolo, la deflazione di valore. Mentre i consumatori tendono a notare più facilmente gli aumenti di prezzo sul cartellino, le variazioni dei pesi netti e altri piccoli dettagli sono meno evidenti. I consumatori potrebbero anche trovarsi nella necessità di acquistare più pezzi degli stessi prodotti per soddisfare il loro bisogno, spendendo così di più.
Di chi è la colpa? Sarebbe semplice gridare alla truffa, ma la realtà è che buona parte della responsabilità ricade sul consumatore. Chi compra infatti è stato abituato a prediligere il prezzo sulla qualità. E la shrinkflazione offre la possibilità non solo di ridurre le porzioni, o le dimensioni delle confezioni, ma anche di ridurre la qualità del prodotto; con la consapevolezza che all’acquirente medio non interessa tanto quello che è scritto sulla latta, ma quello che è scritto sullo scaffale. Il problema? La shrinkflazione rende difficile quantificare i reali danni dell’inflazione. Non permette infatti di calcolare con certezza quanto l’aumento dei prezzi si stia alterando, soprattutto quando interessa la qualità della filiera. L’unica soluzione è controllare meglio cosa mettiamo nel carrello: non sempre l’alternativa più economica è anche la più conveniente.