Dai dati Istat emerge che dal 2015 non si era mai registrato un numero così elevato di assunzioni a tempo indeterminato. E, dal 2012, mai così tante cessazioni nell’indeterminato
È positivo il bilancio del lavoro in Italia, con un aumento delle assunzioni a tempo indeterminato ma anche una forte crescita delle cessazioni, soprattutto di contratti a termine e stagionali.
Secondo quanto emerge dai dati Inps dell’Osservatorio sul precariato, luglio si registra un saldo annualizzato, ossia la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni, pari a 609.000 posizioni di lavoro.
Il contributo alla crescita dei rapporti a tempo indeterminato, continuamente crescente dalla fine del 2021, risulta pari a +272.000 unità. Per i contratti a tempo determinato, esauritasi la spinta al recupero dopo le perdite dovute alla pandemia, il saldo risulta pari a +181.000 unità; positivo risulta il trend anche per gli altri contratti (apprendisti +16.000; stagionali +50.000; somministrati +24.000; intermittenti +65.000).
Il saldo annualizzato – ha spiegato l’Istituto – è la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi ed identifica la variazione tendenziale su base annua delle posizioni di lavoro. Dopo gli andamenti negativi registrati nella prima fase della pandemia (antecedente all’avvio della vaccinazione di massa), a partire da marzo 2021 il saldo annualizzato ha registrato il continuo recupero dei livelli occupazionali.
Le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati fino a luglio 2022 sono state 5.029.000, con un aumento del +21% rispetto allo stesso periodo del 2021 ed una crescita che ha riguardato tutte le tipologie contrattuali.
Nel dettaglio, sono state registrate 874.000 attivazioni per i contratti a tempo indeterminato, che hanno registrato la crescita più accentuata (+33%); significativo anche l’aumento delle diverse tipologie di contratti a termine, per i quali si sono avute 442.000 assunzioni per gli intermittenti (+32%), 209.000 per l’apprendistato (+21%), 2.097.000 per il tempo determinato (+20%), 757.000 per gli stagionali (+14%) e 650.000 per i somministrati (+14%). Dopo il 2015 non si era mai registrato, nei primi sette mesi dell’anno, un numero così elevato di assunzioni a tempo indeterminato.
Le trasformazioni da tempo determinato nei primi sette mesi del 2022 sono risultate 444.000, in fortissimo incremento rispetto allo stesso periodo del 2021 (+68%). Nello stesso periodo, le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo – pari a 70.000 – risultano essere aumentate del 9% rispetto all’anno precedente.
Nei primi sette mesi del 2022 l’insieme delle variazioni contrattuali a tempo indeterminato (da rapporti a termine e da apprendistato) ha raggiunto il livello massimo degli ultimi dieci anni, superando anche il precedente livello elevato registrato nel 2019.
Tra gennaio e luglio del 2022, rispetto al corrispondente periodo del 2021, tutte le tipologie di rapporti di lavoro incentivati (con riferimento sia alle assunzioni che alle variazioni contrattuali) presentano una significativa variazione positiva pari al 26%.
Tuttavia, è da rilevare che nel mese di luglio tutte le forme di agevolazioni registrano una flessione dovuta, per quanto riguarda l’esonero giovani e l’esonero donne, alla mancata proroga fino a dicembre 2022 della misura al 100%.
Nei primi 7 mesi dell’anno sono state registrate 874.000 attivazioni per i contratti a tempo indeterminato, che hanno registrato la crescita più accentuata (+33%). Dopo il 2015 non si era mai registrato, nei primi sette mesi dell’anno, un numero così elevato – ha spiegato l’Istituto – di assunzioni a tempo indeterminato
Le cessazioni di rapporti di lavoro, nei primi sette mesi del 2022, sono state 3.949.000, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+31%) per tutte le tipologie contrattuali.
In particolare, si sono avute 347.000 cessazioni di contratti intermittenti (+53%), 323.000 di contratti stagionali (+48%), 127.000 di contratti in apprendistato, 1.482.000 per i contratti a tempo determinato (+30%), 1.079.000 di contratti a tempo indeterminato e 591.000 per i contratti in somministrazione (+26%). Per le cessazioni a tempo indeterminato si tratta, con riferimento ai primi sette mesi dell’anno, del valore più elevato dell’ultimo decennio.