
L’Eurostat osserva diminuzioni dei disavanzi rispetto al primo trimestre del 2022 per l’area dell’euro e l’Ue
Nel secondo trimestre del 2022, il rapporto tra disavanzo pubblico destagionalizzato e Pil si è attestato al 2,1% nella zona euro e all’1,8% nell’UE. Questi dati sono diffusi da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea.
Si osservano diminuzioni dei disavanzi rispetto al primo trimestre del 2022 per l’area dell’euro e l’UE. Il rapporto disavanzo/Pil è diminuito a causa dei maggiori aumenti delle entrate totali rispetto alla spesa totale, nonché a causa di un Pil più elevato rispetto al primo trimestre del 2022.
Le entrate totali e la spesa totale hanno continuato a essere influenzate dalle risposte politiche alla pandemia, ma in misura minore rispetto ai trimestri precedenti. Nel secondo trimestre del 2022 la maggior parte degli Stati membri ha continuato a registrare un disavanzo pubblico.
Nel secondo trimestre il debito pubblico dell’Italia ha registrato un nuovo aumento in termini assoluti, a 2.768 miliardi di euro, a fronte di 2.755 miliardi del primo trimestre, e 2.695 miliardi dello stesso periodo di un anno prima, ma in termini di incidenza sul Pil ha registrato una limatura al 150,2%, a fronte del 152,1% di inizio anno e del 155,5% del secondo trimestre del 2021.
Il debito Pil dell’Italia resta di gran lunga il secondo più elevato nell’intera Ue, dopo quello della Grecia, pari al 182,1% del Pil. Secondo l’ultimo consuntivo pubblicato da Eurostat seguono Portogallo (123,4%), Spagna (116,1%), Francia (113,1%) e Belgio (108,3%),, in Germania il debito-Pil si è limato al 67,2% mentre i livelli più bassi si registrano in Lussemburgo (25,4%), Bulgaria (21,3%) e Estonia (16,7%).
Anche il debito aggregato dell’intera eurozona in termini assoluti ha continuato a salire, a 12.102 miliardi di euro nel secondo trimestre, a fronte di 11.978 miliardi nei primi tre mesi dell’anno e 11.627 miliardi nel secondo trimestre del 2021. Ma anche in questo caso l’incidenza del debito sul Pil complessivo si è limitata al 94,2%, dal 95,2% dei primi tre mesi dell’anno il 97,9% dello stesso periodo di un anno prima
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