
Il Financial Times scrive che l’Antitrust europeo temerebbe che l’adesione del Tesoro alla ricapitalizzazione della banca (64,23%) constuisca “aiuto di Stato” (con le conseguenti norme del caso)
La Commissione europea non ha commenti specifici sull’aumento di capitale di Mps in questa fase. Lo ha indicato la portavoce responsabile della concorrenza aggiungendo che in generale spetta allo Stato membro valutare se una misura specifica comporti un aiuto di Stato. Lo riferisce Radiocor.
Se una misura costituisce aiuto di Stato deve essere notificata dallo Stato membro interessato alla Commissione per la valutazione, prima di qualsiasi concessione di aiuto ai beneficiari, a meno che non sia coperta da esenzioni per categoria, ha spiegato la portavoce.
Il Financial Times scrive che l’Antitrust europeo temerebbe che l’adesione del Tesoro alla ricapitalizzazione della banca in proporzione alla quota di partecipazione al capitale (64,23%) per un importo di 1,606 miliardi di euro, possa costituire un aiuto di stato.
La Commissione aggiunge che la decisione adottata il 2 agosto scorso riguarda solo le modifiche agli impegni di aiuti di Stato relativi a Mps per garantire la continua legittimità degli aiuti ricevuti dalla banca nel 2017. Gli impegni rivisti non riguardano i piani di Mps di raccogliere capitali.
La decisione di agosto riguardava una serie di impegni rivisti presentati dall’Italia che sostituivano impegni iniziali in base ai quali era stata approvata la ricapitalizzazione precauzionale di Banca Monte dei Paschi di Siena.
Alcuni degli impegni originariamente assunti erano stati assolti nei tempi stabiliti: in particolare, Mps ha ridotto crediti deteriorati e costi di esercizio, migliorato le politiche di gestione dei rischi e rispettato varie limitazioni del suo modello operativo.
Ciononostante lo scorso luglio l’Italia ha chiesto una proroga dei termini per soddisfare altri impegni, in particolare per vendere la partecipazione statale in Mps e consentire alla banca di realizzare determinati disinvestimenti, proseguire la ristrutturazione attraverso un’ulteriore riduzione del personale e dei costi di esercizio rispetto ai ricavi.
Per ridurre al minimo le distorsioni della concorrenza che potrebbero derivare dalla proroga, l’Italia ha proposto una serie di impegni supplementari, quali cessioni e disinvestimenti aggiuntivi, la chiusura di altre filiali e il mantenimento dell’obbligo di rispettare determinate limitazioni alle modalità di esercizio delle sue attività.
Le conclusioni di Bruxelles indicavano che la proroga del termine per completare la ristrutturazione della banca e realizzare la vendita della partecipazione dello Stato italiano in Mps era “accettabile” e che “gli impegni rivisti bilanciano adeguatamente tale proroga”.
Il Financial Times rileva che otto sottoscrittori tra cui Citigroup, Bank of America, Credit Suisse, Mediobanca e il fondo Algebris condividono un pagamento di 125 milioni di euro per la sottoscrizione di una frazione dell’aumento di capitale complessivo. Secondo “investitori internazionali” tale commissione è eccezionale e “fuori mercato”.
«L‘autorità di regolamentazione finanziaria italiana, la Consob – continua il quotidiano della City – ha richiesto a Mps di rilasciare una dichiarazione in cui evidenziasse l’importo della commissione eccezionale in quanto inciderebbe sugli obiettivi di riserva di capitale della banca. Per coprire ulteriormente il proprio rischio le banche hanno firmato accordi di sub-sottoscrizione per un valore di almeno 410 milioni di euro con investitori terzi tra cui l’assicuratore francese Axa e l’asset manager Anima, entrambi partner commerciali con Mps, e un gruppo che detiene anche obbligazioni Mps Tier 2 tra cui Pimco, Melqart e Bluebay».
I sub-sottoscrittori «si sono impegnati ad acquistare una certa quantità di azioni Mps se gli attuali azionisti non esercitano i loro diritti di acquisto delle azioni durante le due settimane di emissione dei diritti. Saranno pagati una commissione dalle banche, secondo il prospetto». Cosicchè, un investitore ha affermato: «I contribuenti sono gli unici che affrontano in pieno il rischio di perdita».
Mps ha dichiarato al Financial Times che le commissioni devono essere calcolate sull’intero importo sottoscritto dal pool di coordinatori e se l’aumento di capitale andrà a buon fine la cifra includerà anche le attività di coordinamento e gestione oltre alla componente di rischio.
Mps ha aggiunto che altri investitori dovrebbero sostenere la questione dei diritti questa settimana. «I banchieri vicini alle negoziazioni sulle commissioni hanno affermato che i sottoscrittori non erano disposti a garantire l’intera quota degli investitori privati, o il 36%, dell’aumento di capitale a meno che il loro rischio non fosse cancellato o significativamente ridotto dalla remunerazione».