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“The bird is freed”: Twitter è di Musk. Tutte le tappe

Giulia Guidi
28 Ottobre 2022
“The bird is freed”: Twitter è di Musk. Tutte le tappe
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Si è finalmente conclusa la trattativa da oltre 44 miliardi di dollari tra il multimiliardario e il social network Alle 5 e 49 (ora italiana) di oggi, 28 ottobre, Elon […]

Si è finalmente conclusa la trattativa da oltre 44 miliardi di dollari tra il multimiliardario e il social network

Alle 5 e 49 (ora italiana) di oggi, 28 ottobre, Elon Musk ha twittato «The bird is freed» (l’uccello è libero). Se questo significhi che la trattativa per l’acquisto del social network è stata completata lo sapremo nelle prossime ore.

Quel che è certo è che il multimiliardario americano aveva già iniziato a “fare pulizie” negli uffici di San Francisco da qualche ora, procedendo al licenziamento di almeno quattro alti dirigenti: Parag Agrawal, amministratore delegato di Twitter; Ned Segal, direttore finanziario; Vijaya Gadde, il massimo dirigente legale e politico, e Sean Edgett, il consigliere generale. Almeno uno dei dirigenti licenziati è stato scortato fuori dall’ufficio di Twitter.

Mercoledì, Musk si era presentato in azienda per incontrare ingegneri e dirigenti pubblicitari, presentandosi con un lavandino. Ha promesso di trasformare Twitter, allentando le regole di moderazione dei contenuti del servizio, rendendo il suo algoritmo più trasparente e alimentando le attività di abbonamento, oltre a tagliare i posti di lavoro.

Agrawal era stato nominato amministratore delegato di Twitter l’anno scorso, si era scontrato pubblicamente e privatamente con Musk negli ultimi mesi sull’acquisizione. Musk aveva anche individuato in Gadde un ostacolo ai piani futuri di Twitter, criticandola per il suo ruolo nelle decisioni sulla moderazione dei contenuti.

Elon Musk ha rassicurato gli inserzionisti che farà di Twitter un posto “sicuro” per i loro marchi, ma la paura generale è che il social diventi il regno senza limiti dei troll, degli insulti ai personaggi pubblici, dei sovranisti in attesa del ritorno del personaggio più famoso bannato dalla piattaforma: Donald Trump.

Secondo il Wall Street Journal, molti inserzionisti hanno dato indicazione di fermare la pubblicità nel caso torni l’ex presidente.

La storia di avvicinamento al D-Day è stata caratterizzata da dieci mesi di scalate annunci, retromarce, scontri, polemiche, accuse, e continui colpi di scena.

Ripercorriamo, con l’agenzia Agi, le tappe più importanti.

31 gennaio: Musk comincia a rastrellare le prime azioni di Twitter, fino ad arrivare ad acquistare il 5 per cento di quote entro metà marzo.

26 marzo: il miliardario dice ai suoi 80 milioni di follower che sta “seriamente pensando” di lanciare un social alternativo a Twitter, e si chiede se il “libero pensiero” non sia messo a rischio dalle limitazioni del “social dell’uccellino”.

27 marzo: dopo aver parlato privatamente con i vertici dei Twitter, tra cui il suo amico, il co-fondatore Jack Dorsey, il miliardario comunica la sua intenzione di voler entrare a far parte del board.

4 aprile: Musk acquista il 9,2 per cento di azioni di Twitter. La piattaforma social conferma la notizia che il fondatore di SpaceX e Tesla è entrato come azionista, versando 2,9 miliardi di dollari.

5 aprile: benvenuto a board. il ceo di Twitter, Parag Agrawal, annuncia sul social l’ingresso di Musk nel board: «Sono felice di condividere la notizia con voi che abbiamo accolto Elon Musk nel board. Da conversazioni con Elon nelle recenti settimane, ci è diventato chiaro che porterà un grande valore». 

10 aprile: retromarcia. Agrawal annuncia che Musk non farà piu’ parte del board. La decisione arriva dopo che il miliardario ha chiesto ai suoi più di 80 milioni di follower se Twitter non stia morendo, vista la bassa frequenza di interazioni dei personaggi pubblici.

14 aprile: l’offerta. Otto mesi fa: era un giovedì come oggi quando Musk presenta, a sorpresa, la sua offerta d’acquisto di Twitter, disposto a pagare 54,20 dollari ad azione, per un totale di 43,4 miliardi di dollari. È lui stesso ad annunciarlo con un tweet.

15 aprile: I vertici del social annunciano con un comunicato di aver deciso di adottare una serie di misure per evitare una scalata aggressiva. Si parla di “poison pill”, letteralmente “pillola avvelenata”, una tecnica di difesa da un’offerta pubblica di acquisto ostile. Si cercano misure interne per rendere più difficile l’acquisto. Il metodo più diffuso è l’aumento di capitale e l’offerta di azioni ai vecchi azionisti a prezzo di favore, per diluire il peso dell’azionista singolo, in questo caso Musk.

25 aprile: altro colpo di scena. Twitter dice sì. Undici giorni dopo, il board di Twitter accetta l’offerta di Musk. Il New York Times rivela che le parti hanno avviato i negoziati. Il miliardario ha ottenuto una scadenza dei passaggi per arrivare alla chiusura. È il giorno in cui sembra tutto in discesa, invece si rivela solo una falsa partenza, o il vero inizio di un nuovo scontro.

13 maggio: Musk annuncia che l’offerta d’acquisto è congelata in attesa di chiarimenti sul calcolo degli effettivi account falsi, che secondo Twitter dovrebbero ammontare a meno del 5 per cento del totale. Tutti sanno che il social è pieno di ‘bot’, account generati da un software, ma quanti sono in realtà? Ricercatori indipendenti sostengono che rappresentino il 20 per cento del totale.

16 maggio: il ceo Agrawal, in un lungo intervento su Twitter, mette in dubbio che Musk voglia davvero rilevare la compagnia.

26 maggio: gli azionisti del social fanno causa al miliardario, accusato di aver manipolato il prezzo delle azioni a proprio beneficio.

8 giugno: Twitter accetta di fornire a Musk i dati completi riguardo il numero di account falsi.

8 luglio: Musk ritira l’offerta. Dopo le accuse del miliardario riguardo i numeri dei “bot”, filtrano da Wall Street notizie riguardanti le difficolta’ di Musk di rastrellare i soldi. Il miliardario alimenta i sospetti annunciando di essersi tirato fuori dall’acquisto.

12 luglio: Il board di Twitter decide di portarlo in tribunale e deposita l’esposto alla Chancery Court nel Delaware.

19 luglio: il tribunale stabilisce che Twitter può accelerare la sua istanza nei confronti di Musk. Verrà stabilito un termine, il 28 ottobre, entro il quale le parti dovranno trovare un accordo, altrimenti si andrà a processo.

23 agosto: un ex capo della sicurezza di Twitter sostiene che la compagnia ha violato una serie di norme che avrebbero potuto proteggere il social e milioni di utenti da un attacco cyber, oltre a non aver fatto niente per fermare il proliferare di account falsi. Musk cita la “gola profonda” come prova a favore per ritirare l’offerta.

4 ottobre: altro colpo di scena. Bloomberg riporta la notizia che Musk ha inviato a Twitter una lettera con cui conferma l’offerta al prezzo originale, 54.20 dollari ad azione. Twitter dichiara di volere chiudere l’accordo dopo aver ricevuto ufficialmente l’offerta.

26 ottobre: Musk posta un video di lui che entra nel quartier generale di Twitter, a San Francisco, portando un lavandino di porcellana. Scrive “Let that sink in“, che significa generalmente “prendetene atto”. L’acquisto si farà. Nel frattempo i follower del miliardario, dall’inizio delle trattative, sono cresciuti di trenta milioni, superando i 110 milioni.

27 ottobre: Musk pubblica sul social una lettera aperta agli inserzionisti per rassicurarli: con lui Twitter sara’ un “luogo sicuro”. Nel tardo pomeriggio il blitz nella sede di San Francisco e i licenziamenti.

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