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Climate change, la Bce si arrabbia: “Banche ancora (troppo) indietro”

Giulia Guidi
2 Novembre 2022
Climate change, la Bce si arrabbia: “Banche ancora (troppo) indietro”
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In molti casi, gli istituti europei hanno ignorato le aspettative di vigilanza che Francoforte aveva indicato loro già nel 2020 per cui adesso si cambia registro La Bce alza la voce con […]

CHRISTINE LAGARDE BCE

In molti casi, gli istituti europei hanno ignorato le aspettative di vigilanza che Francoforte aveva indicato loro già nel 2020 per cui adesso si cambia registro

La Bce alza la voce con le banche vigilate: sono indietro nella individuazione e gestione dei rischi ambientali e climatici ed hanno, in molti casi, ignorato le aspettative di vigilanza che Francoforte aveva indicato loro già nel 2020 per cui adesso si cambia registro.

Vengono indicate alcune scadenze ben precise per arrivare alla fine del 2024 quando questi rischi devono essere ben considerati nell’attività o la Bce imporrà di farlo anche con delle penalità. Non si esclude che ci possano essere richieste di capitale aggiuntivo tra i requisiti di secondo pilastro.

La Bce spiega che c’è la possibilità di fare “rapidi progressi” su questa materia. “Il bicchiere è vero si sta riempiendo ma non è neanche mezzo pieno” afferma il membro del Consiglio di Vigilanza Frank Elderson in un articolo pubblicato sul blog della Vigilanza della Bce.

Il tema del cambiamento climatico è arrivato ai vertici delle banche “e sono stati compiuti alcuni primi passi ma c’è una differenza tra parlare di passi e iniziare ad agire e c’è una differenza ancora maggiore se si considera l’agire facendo ciò che è necessario“. Elderson aggiunge che ci sono carenze da parte di tutte le banche nell’individuazione dei rischi, nella strategia e nel rispetto degli impegni.

La Bce ha pubblicato oggi un riesame tematico sui rischi climatici e ambientali fatto su un campione di 186 banche che detengono attività per 25mila miliardi e i risultati sono stati piuttosto deludenti. “Abbiamo riscontrato carenze nel 96% delle banche sull’identificazione dei rischi climatici e ambientali in termini di settori, regioni e fattori di rischio chiave” spiega Elderson nel suo articolo sul blog della Vigilanza. La Bce quindi ha deciso di pungolare il settore individuando i passi da fare entro precise scadenze.

La prima è marzo 2023. Entro quella data la Bce vuole che le banche categorizzino adeguatamente i rischi climatici e ambientali e conducano una valutazione completa del loro impatto sull’attività.

Il secondo obiettivo intermedio va raggiunto entro dicembre 2023: le banche per quella scadenza dovranno aver incluso i rischi climatici ed ambientali nella loro governance, nella strategia, e nella gestione dei rischi. Elderson fa capire lo stupore della Vigilanza nel leggere le risposte delle banche alle domande dei supervisori: anche nei casi in cui le banche valutano questi rischi “non sono ancora in grado di coglierne l’intera portata, poiché la maggior parte non raccoglie attivamente dati granulari sulla controparte e sul settore. E quasi tutti i cda non sono ancora consapevoli di come questi rischi si svilupperanno nel tempo, quale preciso livello di rischio la banca può accettare e quali azioni intraprenderà per frenare un rischio eccessivo“.

La Bce in una nota spiega quale problema abbia riscontrato nel riesame tematico. Alcune banche hanno già iniziato a pianificare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e a impegnarsi con i loro clienti. Tuttavia la maggior parte ha ancora un approccio attendista.

Le banche, ad esempio, non fissano obiettivi intermedi o limiti alla loro assunzione di rischi al fine di adempiere ai loro impegni strategici a lungo termine, né li fissano in modo tale che l’impatto immediato sull’attività della banca sia trascurabile.

La chiarezza espositiva di Frank Elderson aiuta anche in questo caso: “la maggior parte dei documenti strategici delle banche sono pieni di riferimenti ai cambiamenti climatici, ma i cambiamenti effettivi nelle fonti di reddito rimangono rari“.

Inoltre “troppo spesso non è ancora chiaro in che modo questi passi iniziali mettano al riparo i modelli di business delle banche dalle conseguenze dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale negli anni a venire. Ad esempio, alcune banche si sono impegnate a raggiungere emissioni nette zero entro il 2050, ma non riescono a definire “zero netto” e non riescono a fissare obiettivi intermedi. Tali obiettivi consentirebbero alle banche di orientarsi attivamente verso i loro impegni. Ciò li avvicinerebbe al raggiungimento dei loro obiettivi in tempo.”

La Bce quindi ha fissato un terzo obiettivo temporale: la fine del 2024, tra 26 mesi. Le banche dovranno soddisfare per quella data tutte le restanti aspettative di vigilanza sui rischi climatici e ambientali delineate da Bce nel 2020, compresa la piena integrazione nel processo interno di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP) e nelle prove di stress.

Le scandenze saranno monitorate con attenzione e se necessario la Bce adotterà azioni esecutive che significano anche imporre penalità. Già nella valutazione Srep di quest’anno ci sono stati dei casi (30 banche) nei quali la Bce ha imposto requisiti qualitativi vincolanti e in un piccolo numero di casi il punteggio finale dello Srep ha tenuto conto della valutazione fatta nell’esercizio Bce sui rischi climatici e ambientali.

  • bce
  • climate change

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