
Dopo 6 anni di crescita, nel 2020 le imprese industriali e dei servizi hanno generato un valore aggiunto di 739 miliardi, in calo del 10,5% sul 2019
Nel primo anno di pandemia crolla il valore aggiunto delle imprese dell’industria e dei servizi. Dopo 6 anni di crescita, nel 2020 le imprese industriali e dei servizi sono 4,3 milioni (+1,1%) e generano un valore aggiunto di 739 miliardi, in calo del 10,5% sul 2019 (-12,4% nei servizi, -8,8% nell’industria in senso stretto e -3,4% nelle costruzioni). Il margine operativo lordo segna un calo del 13,0%, il fatturato dell’11,3%, il costo del lavoro dell’8,3%.
Lo rileva l’Istat nel Report “Conti economici delle imprese e dei gruppi di impresa” precisando che gli addetti sono calati dell’1,7%.
La flessione del valore aggiunto è più elevata per le classi dimensionali centrali: -10,6% nella classe 0-9 addetti, -15% in quella 10-19, -13,1% nella classe 20-49, -7,9% nella classe 50-249, -9,7% nella classe 250 addetti e oltre. Tale dinamica eterogenea è spiegata dalla variabilità dei tassi di flessione di fatturato e costi intermedi che si registra nelle varie classi dimensionali.
La distribuzione delle imprese per classe di addetti è sostanzialmente diversa tra le imprese appartenenti a gruppi e non, e lo è ancora di più la distribuzione degli addetti, del fatturato e del valore aggiunto.
Se tra le imprese non appartenenti a gruppi le micro-imprese occupano il 66% degli addetti e le grandi imprese il 3,5%, nei gruppi le grandi imprese occupano il 59,7% degli addetti e le micro-imprese solo il 3,8%. Analoghe differenze emergono per le distribuzioni di fatturato e valore aggiunto.
Le variazioni del valore aggiunto, fatturato e margine operativo lordo sono più elevate nei gruppi di grande dimensione, con oltre 5mila addetti (rispettivamente -11,8%, -17,8%, -24%), mentre subiscono variazioni minori i gruppi di piccola dimensione con 0-19 addetti (rispettivamente -7,5%, -7%, -7,7%).